Buenos Aires, la città colorata
Questa settimana voliamo a Buenos Aires, la capitale Argentina piena di colore, arte, poesia ed italianità!
Dalla Plaza de Mayo, la piazza della dichiarazione di indipendenza spagnola, cuore della vita politica, civile e religiosa della città, al Teatro Colón, tra i primi dieci teatri della Musica lirica del mondo per acustica e spazi, continuando poi con la Libreria el Ateneo, una delle librerie più famose al mondo che originariamente era un teatro ed oggi libreria, (con quell’atmosfera un po’ retrò con ancora le poltrone a cupola originali), ed infine i due quartieri più famosi anche per il ballo del Tango, l’arte e la cultura locale, La Boca e Palermo.
Nello specifico nel quartiere La Boca troviamo le coloratissime case del Caminito, (antico passaggio ferroviario nel cuore del barrio ed oggi un museo a cielo aperto dipinto), dove si narra che riprendessero quelle del borgo marinaro ligure di Boccadasse a Genova poiché forse destinazione di molti immigrati genovesi; un legame forse bizzarro ma per alcuni motivi veritiero viste anche le facciate molto colorate del borgo ligure. Più probabile invece la versione che vede il termine “boca” riferita all’“imboccatura”, nello specifico quella del fiume Riachuelo nel Rio de la Plata’.
Da questi due quartieri La Boca e Palermo possiamo ammirare meravigliosi balli di tango argentino per le strade e i numerosi i musei di arte contemporanea, con artisti latino-americani di spicco come Frida Khalo e Fernando Botero.
E dopo aver girato per balli popolari, quartieri colorati e arti latine tipiche, non possiamo tralasciare “le strade del vino di Buenos Aires” per degustare qualche calice e iniziare ad addentrarci nella cultura locale enogastronomica, perdendoci nella varietà di sapori e profumi di questo ricco patrimonio vitivinicolo e culinario di fama mondiale.
Per le zone più rinomate del vino bisogno addentrarsi e volare da Buenos Aires a Mendoza ma anche a soli pochi chilometri dalla città colorata si trova questo sito naturale Saldungaray, un’area a sud-ovest di Buenos Aires con caratteristiche geografiche strategiche: catene montuose come la Sierra de la Ventania e Tandilia, vallate fertili, colline, e venti atlantici tali da creare microclimi unici per la coltivazione della vite.
Saldungaray, oltre che essere un’area ben precisa, ospita la cantina omonima: circa 20 ettari di vigneti che si differenzia dalle altre per essere specializzata nella produzione di vino di alta qualità, con rispetto e cura per le uve e l’incorporazione permanente di tecnologie avanzate, garantendo così raccolti eccellenti e processi artigianali distinti in ciascuno dei suoi vini.
Oltre ai vigneti la produzione interna della Bodega regala frutti di bosco per marmellate tra le più famose della regione.
Qui troviamo uve come Malbec, orgoglio di bandiera, ed altri vitigni internazionali di elevatissima qualità, come Chardonnay, Merlot, Tempranillo e Sauvignon Blanc, le cui peculiarità sono (oltre che territorio, terreno, montagne, e vicinanza dall’oceano) la quantità di luce a cui le uve sono sottoposte che dà origine a vini dai frutti maturi e corposi ma comunque croccanti grazie alle altitudini.
Infine, presso il Mar de la Plata, vicino alla costa, ci sono i campi Chapadmalal con vigneti anche qui straordinari, tra il mare dell’oceano Atlantico del sud e le Pampa argentine, le pianure fertili sudamericane; queste zone regalano vini unici da uve aromatiche come Riesling e Gewurztraminer.
Mendoza e Salta
E se il Malbec è l’orgoglio di bandiera, Medoza la si può definire la “mecca del vino”, un altopiano a 1000 metri, capitale latino-americana indiscussa per la qualità dei vini prodotti da uve Cabernet Sauvignon e Malbec.
Ci troviamo a nord-ovest dell’Argentina, a ridosso della Cordillera delle Ande, caratterizzato da un vulcano, il Tupungato, di 7000 metri ed una zona desertica di circa 2000 chilometri; un terreno quindi vulcanico, con il suolo ricoperto in superficie da ceneri e gesso originario da antiche eruzioni che ha permesso a queste viti di rimanere intatte durante il terribile periodo della fillossera. Il sole e la luminosità di questa terra fa maturare le uve in maniera ottimale, con vigneti a piede franco, densità elevate (quasi come in Borgogna) e senza utilizzo di pesticidi ed erbicidi.
Le appellazioni rinomate Luján de Cuyo e Maipú, valli nel cuore della regione vitivinicola di Mendoza, ha vigneti situati più in alto regalando vini di importante eleganza e freschezza, corpo esile, frutta matura e aromi ampi, caratteristiche indiscusse di bianchi e rossi prodotti in questa zona.
Qui la popolazione Inca creò le basi per i sistemi di irrigazione funzionali, attingendo acqua dalle montagne, ed in questa città, anche se c’è un po’ meno “da fare” rispetto all’arte o a giri culturali standard, si ritrovano invece gli elementi naturali come le passeggiate all’ombra di ippocastani e distese di vigneti a ridosso della catena montuosa delle Ande tutte da visitare.
Nicolas Catena Zapata fu tra i primi a introdurre la coltivazione a 1200 metri di altitudine, ed oggi con la cantina omonima produce viti di alta qualità suddividendo le tipologie in due linee di produzione: una per l’esportazione ed una invece più per il mercato interno, maggiormente indicata con le saporite carni argentine.
Un giro poi all’estremo nord nella città di Salta: un sogno, Salta “la Linda”, famosa come la città coloniale più bella del paese, fondata dagli spagnoli e caratterizzata da una cattedrale barocca, un museo archeologico di Alta Montagna e meravigliose vigne a 1600 metri di altitudine.
La zona nord, attraversata dal Tropico del Capricorno, confina con Cile, Bolivia e Paraguay, montagne altissime, innevate, aride colline, saline interminabili, cactus altissimi e rocce multicolore.
I vigneti tra i più alti del mondo toccano il cielo quasi a 2700 metri di altitudine, dove la zona di produzione più rinomata è Cafayate, con le migliori condizioni per la coltivazione della vite: acidità, croccantezza e aromi ampi; l’uva qui è a bacca bianca, detta anche “l’uva bugiarda” per il suo aroma dolce e floreale ma anche secco ed agrumato.
Malbec,orgoglio nazionale
L’uva nomade, il Malbec oggi argentino, nasce in Francia nella zona del Cahors e durante il medioevo veniva coltivato e chiamato con svariati sinonimi.
Durante la seconda meta dell’800 vennero introdotte queste uve in Argentina ma solo negli anni ’80 del Novecento iniziò la sua scalata al successo in questo paese.
Questa uva necessita moltissima luce, ha un metabolismo veloce e questo si traduce poi in frutta matura e confettura di frutti neri, more e mirtillo; la difficoltà nella coltivazione di questa uva è il mantenere la freschezza per via delle sue maturazioni accelerate, ma ciò che viene in aiuto sono le vecchie viti poiché essendo così datate producono si meno frutti ma di elevatissima qualità.
I suoi colori sono così profondi da lasciare i bicchieri macchiati e i suoi aromi sono così succosi, ampi e profondi da essere perfetti in abbinamento alle carni rosse locali grazie anche a tannini più avvolgenti rispetto al fratello francese.
La qualità arriva da Mendoza, dalle zone di Lujan de Cuyo oppure dalla Patagonia.
L’uva nomade, che ha viaggiato dalla Francia all’ America latina, Sudafrica, Australia, Stati Uniti e Nuova Zelanda si ferma ovunque con successo ma mai così bene e brillantemente come in
Argentina. E così come Bruce Chatwin viaggia e viaggia per trovare il posto giusto da dove osservare e capire il mondo, così ha fatto quest’ uva: “il viaggiatore è schiavo dei propri sensi, che per conoscer davvero il mondo lo deve vedere, toccare e annusare”.
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