Se è vero che l’abito non fa il monaco, questo non vale per lo Châteauneuf-du-Pape! La celebre bottiglia marcata dallo stemma delle due chiavi incrociate sormontate da una tiara papale è senz’altro il simbolo della storia e del vino del territorio. Nata nel 1937 dall’associazione dei viticoltori titolari della denominazione, la bottiglia presenta l’iscrizione “Châteauneuf-du-Pape Controlè” scritta in lettere gotiche che circonda l’emblema come garanzia di autenticità e come mezzo di promozione stesso.
Châteauneuf-du-Pape è la prima AOC in Francia, fortemente voluta e promossa dai viticoltori stessi che nel 1923 crearono il loro sindacato guidato da Le Roy.
Si crea un vero e proprio disciplinare, non solo su base territoriale, ma anche sulle pratiche da adottare per mantenere e garantire la qualità del vino. I viticoltori si auto-impongono regole di produzione completamente nuove: regolazione dei metodi di coltivazione, fissazione di un grado alcolico minimo, elenco restrittivo dei vitigni autorizzati, cernita obbligatoria alla vendemmia.
Il loro esempio sarà presto seguito da altre regioni vinicole francesi.
Il vigneto oggi copre 3.200 ettari nei comuni di Châteauneuf-du-Pape, Bédarrides, Courthézon, Orange e Sorgues.
Chateauneuf du Pape AOC è la punta di diamante inserita nella piramide della denominazione base Cotes du Rhone, le cui uve possono provenire da qualsiasi luogo all’interno di una regione molto ampia. A seguire troviamo i Villages e sono vini prodotti in uno dei 18 comuni più apprezzati del Rodano meridionale, inserendo in etichetta il nome del comune specifico. Alcuni di questi villages possono poi essere elevati essi stessi in AOC (Vacqueyras e Gigondas sono entrambi vicini di Châteauneuf-du-Pape ed entrambi offrono vini simili a un prezzo molto più accessibile).
Cosa dobbiamo aspettarci da un vino Chateauneuf du Pape? Certamente un vino di corpo e struttura, alcol alto (14% in su), acidità alta e tannini setosi. A naso e in bocca aromi di frutti neri e rossi (Lampone, Ribes Nero, Mirtillo, Fragola), erbe aromatiche come salvia, rosmarino e persino olive verdi, con il tempo cuoio, tabacco, chiodi di Garofano, vaniglia.
Ma come ha raggiunto la celebrità arrivando a noi oggi così emblematico? Facciamo un passo indietro per scoprire la storia e i segreti di questo vino.
Storia e origini del vino
Già in epoca Romana i vigneti erano presenti nel territorio di Châteauneuf-du-Pape. Tuttavia, le prime tracce scritte della sua esistenza risalgono al 1157 a nome del vescovo di Avignone Geoffroy accreditato dai registri dell’epoca come proprietario di un vigneto situato nella sua roccaforte di Châteauneuf-du-Pape, che gestiva personalmente. Sono però i papi i veri promotori dell’attività vitivinicola del luogo.
Come si potrebbe intuire facilmente dal nome lo Chateauneuf du Pape è un vino legato a doppio filo con il papato. Furono infatti i Papi che, quando si stabilirono ad Avignone nel XIV secolo, posero sotto i riflettori il territorio di Châteauneuf-du-Pape. Giovanni XXII fece costruire sulle alture del paese una possente fortezza che divenne la residenza estiva del papato. Fu così che il vino prodotto in questi luoghi divenne il “Vino del Papa” aprendosi così le porte alle grandi corti europee.
Veniva servito agli ambasciatori e ad altri rappresentanti stranieri in visita al Papa, così una volta rientrati nella loro regione lo promuovono e lo importavano nel loro paese. Molto rapidamente i barili di Chateauneuf du Pape arrivarono in Italia, Germania e Gran Bretagna e più tardi fin negli Stati Uniti.
Dal 1776 Château La Nerthe spedisce i suoi vini in bottiglia, abbandonando gradualmente la botte: un primato che aumenta la reputazione dei vini. Nello stesso periodo vengono riconosciuti vini di qualità superiore per mezzo di un decreto del 1793 che ne fissa anche un tetto di vendita.
Le vigne del territorio AOC
Châteauneuf-du-Pape è situato a metà strada tra Avignone e Orange, nel dipartimento di Vaucluse. Una delle particolarità di questo terroir sono sicuramente le diverse combinazioni di terreni. Il suolo è ricco di ciottoli, veri marchi di fabbrica del terroir della denominazione, mentre il sottosuolo è spesso costituito da argilla rossa. Possiamo inoltre dividere il territorio in due: a ovest i suoli di calcare duro con sottosuolo argilloso o formati da arenarie; a est i suoli sabbiosi formatisi dal ritiro del Rodano. Per sviluppare il loro vino, i viticoltori giocano su questa diversità combinando i diversi terroir o al contrario scegliendone uno solo per una particolare cuvée.
Per quanto riguarda il clima possiamo dire che è di tipo mediterraneo. Il territorio si trova nel settore più arido della Côtes du Rhône: caldo, secco, arido e ventoso, il clima di Châteauneuf-du-Pape è senz’altro soleggiato e con una buona esposizione, arrivando in estate a toccare i 38/40° con periodi di siccità data dalle poche precipitazioni irregolari. Un altro fattore di incidenza è il vento, in particolare il Maestrale, elemento molto apprezzato dai viticoltori: in primavera protegge la vite dal gelo creando flussi d’aria, in autunno alla vigilia della vendemmia, aumenta la concentrazione zuccherina delle uve e le asciuga dopo la pioggia, prevenendo lo sviluppo di malattie fungine.
Uno dei vitigni simbolo di questa denominazione ben si adatta a tutte queste caratteristiche: parliamo del Grenache. Originario della penisola iberica, ha trovato una terra d’elezione a Châteauneuf-du-Pape: perfetto per i terreni poveri e aridi della denominazione, resiste al caldo e alle raffiche di vento. Oggi è la spina dorsale dei vini rossi, conferisce loro struttura, potenza e capacità di sfidare il tempo. Viene messo in blend generalmente con Mourvèdre, Syrah e Cinsault, ognuno di loro porta la propria caratteristica donando insieme equilibrio tra colore, struttura, profumo, freschezza e longevità.
La tradizione vuole che i viticoltori possano attingere a tredici diversi vitigni, oltre a quelli già citati, possono anche essere utilizzati nella composizione dei vini rossi (ma anche dei vini bianchi): clairette (bianco, rosa), vaccarèse, bourboulenc, roussanne, counoise, muscardin, picpoul (bianco, grigio, nero), picardan e terret noir. I viticoltori scelgono liberamente con quali sviluppare i loro vini per creare il tipico blend di uno Châteauneuf-du-Pape.
Di seguito alcune cantine di riferimento del territorio:
- Château La Nerthe, una delle aziende storiche del luogo
- Château Fortia, l’azienda di Le Roy a capo del sindacato dei viticoltori che hanno portato alla moderna denominazione
- Domaine du Pegau, nome delle antiche giare di terracotta che un tempo venivano utilizzate per conservare il vino nella regione
- Les Bosquets des Papes (ex Clos Chantemerle) azienda da 6 generazioni
- Clos Saint Jean portata alla gloria da Robert Parker
- Henri Bonneau & Fils più volte premiata da Wine Spectator
Relatore per Degustibuss regione Campania, in possesso del secondo livello WSET, Sommelier AIS. Laureata in Culture digitali e della Comunicazione nell’Università Federico II di Napoli, ha fatto della sua passione un lavoro unendo gli studi all’amore per la sua terra e per il vino. Si occupa di comunicazione digitale nel settore enogastronomico. Ha collaborato con diverse associazioni, cantine e locali sul territorio per la realizzazione di eventi e degustazioni con l’obiettivo di promuovere i vitigni e i vini campani.