Uno stivale rovesciato
La Nuova Zelanda, Aotearoa che in lingua Maori significa “Lunga Nuvola Bianca”, è innanzitutto un arcipelago e un lembo di terra tra il mare della Tasmania e l’Oceano Pacifico; può sembrare a colpo d’occhio con le stesse forme dell’Italia capovolta, composta da due isole con una superficie poco inferiore al nostro Bel Paese, a 12 ore di fuso orario di distanza da noi. Uno dei posti più lontani da raggiungere per noi Italiani.
Famosa in tutto il mondo per la squadra di rugby più forte, gli AllBlacks, in realtà ha avuto un primo incontro con la Vitis Vinifera già nel 1800, grazie ai coloni europei, ma di fatto solo alla fine degli anni ’70 si è incominciata a vedere la viticoltura come un potenziale ambito da sviluppare che ad oggi conta di coltivazioni principalmente di vitigni a bacca bianca (l’80%), ed un totale di 30/35.000 circa ettari vitati in tutto l’arcipelago con più di 600 cantine da visitare.
Ecosistemi perfetti, che geograficamente e climaticamente danno origine a due aree principali: l’isola del Nord e l’Isola del Sud, di cui le coltivazioni nella parte settentrionale sono concentrate sui vitigni internazionali come Chardonnay, Syrah e Cabernet Sauvignon e Franc; nella parte meridionale tendenzialmente più fredda, si coltivano invece le varietà internazionali come Sauvignon Blanc, la più importante ed esportata maggiormente, e Pinot Noir.
Da un punto di vista paesaggistico in questa parte di mondo c’è da molti anni un’attenzione estrema al rispetto della natura e dell’ambiente, cercando di rendere il settore enologico parte di un programma ben definito e certificato di Sustainable Winegrowing, volendo raggiungere dal 2012 ad oggi, dati importanti sulla produzione del vino sostenibile con un’attenzione estrema dell’ambiente e alla natura circostante: la cura dei vigneti in armonia con la natura, l’utilizzo di coltivazioni di specie differenti tra le viti che aiutino lo sviluppo di biodiversità, limitazione o addirittura eliminazione nell’utilizzo di pesticidi ed erbicidi in vigna, infine limitazione nella produzione delle uve utilizzando sistemi di potature avanzati e lasciando meno germogli sulla pianta.
Insomma un sistema controllato e gestito in maniera rispettosa dell’ambiente da ormai molti anni, per arrivare al 100% della sostenibilità nei vigneti.
Meta importante per la sua natura incontaminata, sublime, e non solo: dalle spiagge con le sue coste flagellate dal vento e dalle onde (mecca dei surfisti), alle Southern Alps ricoperte di ghiacciai e laghi, alle foreste esotiche ricche di felci ed alberi imponenti, nonché meta per gli appassionati del vino, ricca di filari di vigne a perdita d’occhio e meta enogastronomica nella regione di Gisborne che vorrebbe in futuro qualificarsi come capitale del gusto dell’arcipelago.
Surf del Vino: da Auckland a Central Otago
Il fascino di questa terra ancora poco conosciuta è caratterizzato da delle cantine che si trovano tutte molto vicine in linea d’aria al mare, l’Oceano Pacifico, non più di 120 km, beneficiando così del clima marino: a destra e a sinistra ovunque ti giri il mare fa da guida come una stella polare, condizione che sommata alla vicinanza delle montagne regala molto sole, molta luce e buone escursioni termiche con un calo ottimale delle temperature notturne.
Tutti elementi e condizioni per dare alle uve una perfetta maturazione delle componenti aromatiche e fenoliche.
Da Auckland e dintorni la Nuova Zelanda offre moltissime spiagge di natura selvaggia, dalle spiagge nere di Muriwai Beach, con presenza di magnetite e onde da campioni del surf, alla Hot Water Beach che racchiude il segreto della presenza di acqua calda, che grazie al fiume sotterraneo che scorre dalle profondità della Terra arriva qui in superficie.
Ci dirigiamo verso Gisborne, terza regione per importanza della produzione vinicola, dove provengono i Gewurztraminer più intensi e speziati, e gli Chardonnay complessi e maturi; mentre per chi oltre il vino vuole assaporare la cultura del mare neozelandese, obbligo è passare dalle spiagge gemelle di Wainui e Makorori famose per l’alta qualità del surf in questa zona, oltre che di vini promettenti.
Queste spiagge hanno origini molto antiche, dove Wainui era il nome dell’area di terra che comprendeva il promontorio, colline e pianure circostanti, chiamato così perché aveva un’ampia vista sul mare che la terra circostante offriva.
Scendiamo verso Hawke’s Bay, seconda regione vinicola da clima caldo e soleggiato, con terreni duri e ricchi di ghiaia e sassi, ottimali per le produzioni premium di vini a base Cabernet Sauvignon Merlot, Syrah tannici e corposi, ed anche Chardonnay generosi; passiamo poi per Martinborough, piccola zona ma molto promettente con estati calde ed autunni asciutti, con prevalenza anche qui di suoli ricchi di ghiaia, dove il Pinot Noir e lo Chardonnay hanno trovato terreno fertile per dare alla luce grandi vini.
Percorrendo in questo modo giungiamo cosi nell’Isola del sud, dove decidiamo di passare per la zona di Central Otago, piccola regione dell’interno circondata da monti, zona fresca incastonata tra i laghi, considerata un pò la Borgogna dell’emisfero sud e che produce eccezionali Pinot Noir, uno dei quali premiato nel 2010, Rippon, biodinamico dai colori scuri ed intensi con sentori affumicati, aromi di frutta molto corposi, spezie delicate, terroso e ben strutturato.
Infine ritornando verso la parte nord dell’isola Sud, ci soffermiamo nella regione premium per eccellenza, la regione più importante della Nuova Zelanda per produzione di vini Sauvignon di alta qualità, con un clima mite, molto sole, e molto fresco durante la notte, che regala vini dagli aromi ampi, profumatissimi, intensi e complessi: Marlborough, la terra del Sauvignon Blanc.
Un Sauvignon tropicale
Questo meraviglioso vitigno a bacca bianca, sicuramente degno di attenzione tra i vitigni internazionali, è originario della Loira, dove raggiunge le più elevate espressioni nel calice nelle zone dei villaggi di Pouilly Fume e Sancerre, con note erbacee importanti di peperone, asparago e foglia di pomodoro (chiamate pirazine tipiche del vitigno stesso), note agrumate più di lime, note dolci al naso ma acidule in bocca come il frutto della passione poco maturo, e note affumicate e di pietra focaia (gunflint).
In Nuova Zelanda invece rivela il suo lato più tropicale, di frutta matura e a polpa gialla, con uno stile più ricco e meno esile ma molto importante per capire davvero i vini del Nuovo Mondo: concentrati sul frutto che, in una zona come questa, dona sentori più spinti di frutto della passione ben maturo, mango, ananas, melone, e nettarina, pungentemente aromatico, con note esplosive ed una texture oleosa; nonché profumi di peperone verde o rosso ed erba tagliata fresca, tipiche del suo dna, con infine una parte sempre agrumata che non può mancare, ma un agrume più morbido come il pompelmo rosa, sempre con una dose importante di acidità fresca e croccante.
Ecco che nel 1975 vennero piantate qui le prime viti di Sauvignon Blanc, del quale ancora non si poteva dire che sarebbe diventata la star di questo paese in pochi decenni.
Con una varietà nei diversi stili raggiunti in questi anni di produzione ed esportazione, soprattutto verso paesi anglofoni (Inghilterra e Stati Uniti), si utilizzano pratiche come il contatto con le fecce, oppure fermentazioni spontanee e naturali, o anche affinamenti in rovere sia nuove che di secondo o terzo passaggio.
Cosi questa regione ha raggiunto il primato nell’elaborazione di Sauvignon Blanc, con un’area vinicola molto estesa di circa 23.000 ettari di superficie; qui le stagioni della maturazione dei frutti sono temporalmente più estese, hanno molte ore di luce (il più alto numero di ore di sole della nazione), ma comunque molto fresche e con brezze oceaniche notturne che spazzano via l’umidità, in modo tale da avere un’ottima maturazione delle uve, uno sviluppo degli aromi consistente, ed un mantenimento delle acidità elevato dato dalle differenze di temperature notte/giorno.
I migliori abbinamenti per questa tipologia di vino, cosi aromatico e tropicale, li troviamo nella cucina (oltre a quella locale) asiatica, così agrodolce, speziata e piccante: la parte morbida e rotonda del frutto si bilancia infatti molto bene con la parte pungente, e agrodolce/umami di questi piatti.
Oggi le cantine con filari che si estendono a perdita d’occhio sono molte in questa zona, ma comunque con rese per ettaro molto basse, dove il paesaggio è continuamente dominato dal dialogo fra le montagne e l’Oceano;
Così come i paesaggi, le spiagge e la natura spettacolare così il suo vitigno più importante può essere difficile da resistere ed ancora più difficile da dimenticare.
LEGGI ANCHE ALTRI ITINERARI:
Itinerari di Viaggio nel Vino n.1 – La Rioja
Itinerari di Viaggio nel Vino n.2 – Bordeax
Itinerari di Viaggio nel Vino n.3 – La Grecia e le Isole
Itinerari di Viaggio nel Vino n.4 – Sud Africa
Itinerari di Viaggio nel Vino n.5 – Il Cile
Itinerari di Viaggio nel Vino n.6 – Nord Italia in Altitudine
Itinerari di Viaggio nel Vino n.7 – Italia in altitudine rotolando verso sud
Itinerari di Viaggio nel Vino n.8 – Le Valli del South Australia