Rainbow Nation
Riprendo le fila di un viaggio già iniziato, focalizzandomi sulle origini di questo paese colorato e sull’offerta straordinaria di vini che combinano due stili: quello del Nuovo Mondo e quello del Vecchio Continente (l’Europa). Voliamo in Sudafrica, il paese chiamato “arcobaleno” per la varietà di colori, culture e natura. Una terra fiera di sé, che combina nuovo e vecchio, dalle metropoli alle piccole cittadine di provincia, dalle terre desertiche ai paesaggi verdi e colorati, con una moltitudine di lingue parlate e un mix infinito di diversità. Anche il vino rispecchia questa contaminazione tra nuovo e vecchio, così come la cucina, che spazia dal pan-asiatico al locale e all’europeo, dando vita a quella che oggi viene chiamata fusion cuisine.
“Rainbow Nation“, così definita dall’arcivescovo Desmond Tutu dopo la caduta dell’apartheid, è un termine coniato per identificare l’era post-apartheid, sottolineando il multiculturalismo del paese, grazie alle migrazioni di tante culture diverse, ma soprattutto per porre fine alla rigida separazione tra bianchi e neri. Così, il paese unito dalle diversità regala non solo la “Culla dell’Umanità”, uno degli otto siti Patrimonio UNESCO che custodisce fossili di ominidi antichissimi, ma anche città come Cape Town, un perfetto mix tra eleganza e bellezza della natura circostante, tra oceano e montagne. Il Sudafrica offre una cucina dalle influenze multiculturali, vitigni nati da incroci e sperimentazioni che hanno portato il vino sudafricano tra i migliori al mondo, oltre a una natura mozzafiato fatta di parchi e riserve private, nonché angoli di paesaggi tropicali con climi accoglienti e zone rocciose dal freddo continentale.
Ci immergiamo nei sapori della cucina locale, mischiata a quella internazionale, per scoprirne le combinazioni perfette con i vini di questo paese colorato e per vivere a pieno l’esperienza della Rainbow Cuisine sudafricana.
Dai diamanti non nasce niente. Dalle vigne invece…
Il vino è un ampio tema in Sudafrica, poiché, come già anticipato nell’articolo dedicato ai viaggi del vino, lega due mondi a livello stilistico: il Nuovo e il Vecchio Continente. Inoltre, grazie a climi e terreni favorevoli, offre un’ampia varietà di vitigni in vasti spazi ed estese coltivazioni, che attirano ogni anno anche i meno appassionati di vino, ma curiosi di scoprire cosa accade in questo intrigante mondo, anche da queste parti. Il Sudafrica è conosciuto come un grande produttore di diamanti ed è stato un approdo strategico per le grandi potenze europee lungo una via marittima sicura per i mercati delle Indie, della Cina e del Giappone. Questo paese ha vissuto secoli di lotte interne intense e laceranti, tra le piccole popolazioni autoctone distribuite su territori immensi e il colonialismo della Compagnia delle Indie e dei coloni boeri.
Dopo i diamanti, arrivarono le vigne, sempre “grazie” agli europei, e da qualche decennio il Sudafrica è diventato un importante esportatore di vino, con una superficie coltivata di più di centomila ettari di vigneti. Nel 2009 ha raggiunto alti livelli di produzione, sia nei vini bianchi che nei vini rossi. La storia del vino in questa terra si deve agli olandesi, che, dopo la colonizzazione portoghese, portarono le tradizioni bordolesi anche in questa parte del mondo, grazie alla loro forte presenza nella regione di Bordeaux (Francia). Nel 1655 il primo governatore di Cape Town iniziò a coltivare la vite, seppur con scarsi risultati, ma più avanti il nuovo governatore, dopo aver maturato esperienza in Francia, introdusse miglioramenti significativi nella produzione vinicola, partendo dai suoi possedimenti nella zona oggi chiamata Constantia, una delle più rinomate del Sudafrica. Con la sua perfetta posizione ai piedi tra Table Mountain e Constantia Mountain, questa regione produce vini di prima classe. Le influenze oceaniche permettono lente maturazioni e favoriscono concentrazioni di sapori e aromi delle uve che provengono da qui.
Le varietà internazionali spaziano dai bianchi, come Sauvignon Blanc e Sémillon, ai rossi, come Cabernet e Merlot, senza dimenticare il vino bandiera sudafricano: il Pinotage. Si tratta di un vitigno unico del Nuovo Mondo, capace di competere con i grandi produttori europei. Il Sudafrica è anche famoso per il suo vino dolce che tiene testa al Tokaji ungherese e al Sauternes francese: il Vin de Constance. Questo vino è una vera delizia, caratterizzata da complessi aromi che spaziano dalle spezie agli agrumi, con un perfetto equilibrio tra sapidità e dolcezza. I Sauvignon Blanc sudafricani, soprattutto quelli della zona di Walker Bay, competono in eleganza e struttura con quelli europei. Oltre alle classiche note erbacee, sviluppano profumi di frutta a polpa gialla e bianca, come fico e pera, mantenendo un’acidità invidiabile e acquisendo corpo e struttura grazie ai climi favorevoli alle lunghe maturazioni.
Il protagonista naturale della regione di Stellenbosch è lo Chenin Blanc, che qui si esprime con la sua inconfondibile acidità, accompagnata da note di miele, fieno e sentori delicatamente erbacei, fino a virare su profumi di frutta matura. Questa complessità è resa possibile dalla posizione costiera e dalle lunghe ore di sole, mitigate dalle brezze oceaniche. Infine, tra i rossi premium, il Pinotage rappresenta il ritmo del Sudafrica con un temperamento unico. Predilige un clima caldo e secco, influenzato dalle fresche correnti oceaniche. Questo vino nasce dall’incrocio di due uve francesi: Pinot Noir e Cinsault. Il risultato è un vino che unisce le potenti note di prugna matura, amarena e frutti di bosco del Pinot Noir con le sfumature speziate, i toni affumicati e i tannini ben marcati del Cinsault. Una vera delizia per il palato, se si parla di “sudafricanità”. Spesso vengono utilizzate barrique francesi e, a seconda della volontà del produttore di esprimere più o meno la territorialità e l’autenticità dell’uva, le tostature possono essere più o meno marcate. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, pronti a percorrere la Route 62 e a degustare vini che uniscono due mondi.
Gusti e sapori per le strade del Sudafrica
Così, dal Pinotage, fiore all’occhiello del paese, passiamo ai suoi abbinamenti prediletti, come l’agnello al curry o la cucina asiatica piccante, smorzata da questi frutti maturi e rotondi che caratterizzano la zona e l’espressione del vino coltivato da queste parti. Conosciuto come melting pot culturale, la cucina sudafricana rispecchia il concetto di “Rainbow” che citavamo nella presentazione della nazione. Ebbene sì, anche la cucina rappresenta un mix culturale di impatto visivo e sensoriale, perché può essere considerata una vera e propria Rainbow Cuisine, con influenze forti provenienti da diverse parti del mondo. Una cucina ampia, con contaminazioni tedesche, francesi, inglesi e – pensate un po’ – persino olandesi, sebbene quest’ultima non sia nota per le sue specialità culinarie. A queste si aggiungono influenze indo-asiatiche e malesi: tanti elementi che mescolano Europa e mondi lontani, proprio come nel vino.
Le strade sudafricane sono colorate da una varietà di cucine diverse, tutte da assaporare. La regione del Capo offre una versione locale di un sandwich chiamato Gatsby, preparato con una baguette lunga (in stile francese) e farcita con svariati ingredienti: dalla bistecca speziata al masala (una spezia tipica della cucina indiana e pakistana), al pollo, al pesce, come i calamari, fino alle patatine fritte. Venduto come street food, è saporito e corposo.
E perché non abbinarci un bel Pinotage per bilanciare le spezie asiatiche? Le Samosa sono tipiche della tradizione indiana: si tratta di pasta sfoglia fritta o cotta al forno, ripiena di patate speziate, piselli, cipolle, aglio, lenticchie, carne macinata, soia e pinoli. Spesso si trovano nei locali con il nome di Sambusa, servite rigorosamente calde e in forma triangolare.
Originario invece di Durban è il Bunny Chow, chiamato anche Kota, nato dalla comunità indiana stabilitasi in questa città. È un panetto confezionato a cui viene tagliato un quarto, svuotato e riempito con un curry piccante, vegetariano o con carne. Il curry impregna il pane e conferisce al piatto il suo gusto caratteristico. È uno dei piatti più popolari della cucina indo-africana, perfetto da gustare per le strade colorate di Durban. In termini di abbinamento, il curry piccante può essere bilanciato dalla parte più fruttata e matura dello Chenin Blanc locale. Non necessariamente si deve optare per un rosso: anzi, durante le stagioni calde, i bianchi aiutano a rinfrescare piatti e idee di viaggio.
Tra i piatti africani perfetti per essere condivisi a tavola troviamo il Potje (il nome deriva dall’olandese), un brodo preparato in un pentolone (Potje) posto su un fuoco aperto. Gli ingredienti variano tra carni, carote, cavoli, zucca, cavolfiori e patate, accompagnati da riso e insaporiti con spezie olandesi-malesi. Le carni utilizzate sono l’agnello, il manzo o il maiale, spesso sfumati con vino, sherry o vini più dolci. Un piatto completo che si abbina perfettamente con un ottimo calice di Pinotage o di Pinot Nero sudafricano. Tra le verdure più comuni troviamo gli spinaci, chiamati nel piatto locale Morogo, saltati in padella con burro e cipolle e serviti con porridge di mais. Un calice di Sauvignon Blanc, con la sua nota erbacea, si sposa perfettamente con questo piatto. Dall’influenza olandese deriva il Boerewors, una salsiccia piccante a spirale, aromatizzata con coriandolo, chiodi di garofano e noce moscata. Questo insaccato è ancora oggi diffuso anche nei Paesi Bassi, in città come Amsterdam e Rotterdam, ed è stato riportato con fierezza in Europa.
Un altro piatto di grande bontà è l’Amadumbe, un purè di arachidi e patate dolci cosparso di miele, che si abbina perfettamente a un calice del vino dolce per eccellenza del Sudafrica: il Vin de Constance. Dublino è la città d’origine del Johnny’s Chip and Cheese Roti, un piatto che si può gustare solo al Sunshine Chip and Ranch in Sudafrica. Simile a un burrito messicano, si prepara avvolgendo patatine fritte, strisce di formaggio e un assortimento di ketchup e salse, insieme a pomodori a fette, peperoni e cipolle, all’interno di un roti (piadina indiana) o di una tortilla spagnola. Ancora una volta, una combinazione di sapori e colori che riflette il melting pot culturale del paese.
Per concludere un pasto in compagnia, non si può non assaggiare la Melktart (anche il nome è di chiara influenza olandese), il dolce sudafricano per eccellenza. Si tratta di una crostata con un ripieno cremoso a base di latte, uova, farina e zucchero. Esistono diverse versioni: in alcune, la crema viene cotta prima (simile a una crema pasticcera) e poi infornata con la crostata. Il dolce viene servito con una spolverata di cannella. Infine, grazie al clima soleggiato, gli ananas del Sudafrica sono estremamente dolci e succosi. Per le strade si possono trovare venditori ambulanti che li servono con una spruzzata di masala, creando un mix dolce-piccante tutto da gustare, magari accompagnato da un piccolo calice di Vin de Constance. Un viaggio pieno di colori, proprio come la bandiera sudafricana: dalle uve mature coltivate tra i vigneti a perdita d’occhio, alla diversità culturale, fino ai mix di sapori provenienti da tutto il mondo. Un’immancabile tappa nel nostro giro enogastronomico tra cibi e vini di mondi lontani.
Al prossimo viaggio, tra cibi e vini di terre lontane!
Cheers! 🥂
Barbara Costantino
Formatore Sommelier