Capita spesso di notare delle sigle particolari sulla bottiglia del vino, senza capire esattamente a cosa di riferiscono.
In questo articolo vedremo nel dettaglio come classificare al meglio il prodotto e quali sono i parametri che vengono tenuti in considerazione per collocare il vino in una categoria piuttosto che nell’altra.
Sei curioso di scoprire tutti i segreti delle più note produzioni italiane e comprendere come è suddiviso il territorio a livello enologico?
Vini da tavola e vini di qualità
Una prima classificazione che viene fatta dalla Comunità Europea per quanto concerne il vino è la differenza tra quello da tavola e quello di qualità.
Entrambi seguono rigide norme di produzione, ma nel secondo caso la legge è decisamente più stringente e permette di utilizzare solo un determinato tipo di uva, proveniente da zone definite, invecchiato un tempo predefinito e dal grado alcolico precedentemente stabilito.
Solo se sono rispettati tali parametri allora è possibile affermare che un vino è realmente di qualità e si distingue dalle varietà più comuni che si portano ogni giorno a tavola, seppure alcune offrono un gusto eccezionale.
[Dal Video]
Ciao Amici di Degustibuss, conoscete le denominazioni italiane?
Nascono nella metà degli anni sessanta, proprio per definire, proteggere un determinato vino di una particolare zona. In Italia riconosciamo l’IGT che corrisponde a Indicazione Geografica Tipica, quindi un’area molto vasta.
Nella scala qualitativa segue la DOC, e quindi abbiamo una Denominazione di Origine Controllata. E quindi saliamo di qualità fino ad arrivare ad una DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita, dove riscontriamo il vertice qualitativo italiano a cui potrà essere aggiunta la menzione Vigna o Sottozona.
Saluti a tutti.
Valentina Porretta Merolli
Wine Educator
La classificazione italiana
L’Italia è la patria di moltissime varietà di vino davvero gradevoli, commercializzate in tutto il mondo come prodotto esclusivo. Per questo motivo, il nostro paese richiede una classificazione decisamente più rigida, che distingue più delle due classiche categorie citate fino a questo momento.
Vediamo quindi nel dettaglio quali sono le tipologie di vino da puntare e assaggiare nel prossimo periodo.
DOCG
Questa sigla così nota si riferisce in particolare a tutti quei vini che hanno la denominazione di origine controllata e garantita. Dal 1984 è stata istituita tale dicitura, che raccoglie parte delle varianti che sono DOC da almeno 10 anni e che seguono un processo di produzione ancora più rigido.
Affinché possano fare questo upgrade, tali vini devono avere un pregio a livello regionale, nazionale e addirittura internazionale, una fama diffusa e un livello che li distingue dagli altri della stessa categoria. Le proprietà organolettiche devono essere riconosciute da un team di esperti del settore, che ha il compito di stabilire se un vino è finalmente maturo per fare il tanto atteso salto di qualità.
DOC
Un ottimo riconoscimento anche se di livello leggermente inferiore è quello della denominazione di origine controllata, istituita nel 1963 solo a prodotti che hanno una provenienza territoriale riconosciuta, sia per quanto concerne la regione sia la singola zona.
È pertanto importante che il vigneto sia ben identificato nella Penisola, e che la produzione segua tutte le fasi codificate per la perfetta realizzazione del vino.
Molto stringente è il controllo che viene attuato dagli organi competenti, che si recano fino alla filiera di produzione con cadenza periodica, con particolare attenzione sia all’aspetto organolettico sia a quello amministrativo per quanto concerne tutto l’iter burocratico.
Il tutto avviene prima della messa in vendita; quindi, se noti questa dicitura puoi stare tranquillo sulla genuinità del prodotto.
IGT
Quando trovi questa sigla ci si riferisce all’origine geografica tipica, riconoscimento istituito nel 1992 per identificare quei prodotti che hanno un’origine ben definita e rappresentano in parte la ricchezza del territorio.
Alcuni esempi sono quelli del Salento, una porzione della Puglia che regala ogni anno deliziose bottiglie, dei Colli della Toscana e Delle Venezie, tanto per citare eccellenze che sono apprezzate in tutto il mondo per gusto e sapore.
Si tratta di una dicitura leggermente inferiore a quella del DOC, poiché il controllo sui mezzi di produzione non è altrettanto stringente, se pure vengono eseguiti degli accurati sopralluoghi per verificare l’aspetto amministrativo e l’applicazione dei protocolli.
Il controllo viene effettuato prima che il prodotto sia immesso sul mercato; pertanto, una volta in casa il vino risponderà a pieno dei requisiti organolettici che dovrebbe possedere secondo le indicazioni.
Vini da tavola
Come è possibile intuire e in base alle legge del 1992, i vini da tavola hanno un livello inferiore rispetto a quelli sopra citati, tuttavia questo non significa che non possano essere gustosi e dalle caratteristiche di pregio.
Pertanto, l’etichetta non deve riportare necessariamente il luogo di provenienza, così come il vitigno o l’annata, ma esclusivamente la tipologia, quindi se si tratta di un bianco, di un rosso o di un rosé.
La produzione può essere eseguita sia a livello professionale sia domestico, pertanto il procedimento non viene eseguito da alcun organo competente, così come non è necessario esibire alcuna documentazione amministrativa.