Che belle le tradizioni! Che belle le usanze e abitudini consolidate! Che bello il patrimonio storico del Made in Italy, quello che tutto il mondo ci invidia e che fa desiderare a tante persone di svariati Paesi di poter vivere nel Bel Paese!
Ma siamo sicuri che dietro queste meravigliose tradizioni non si celino dei limiti di qualche genere?
Parliamo di vino: il vino lo abbiamo “inventato” noi, nessuno può insegnarci nulla, lo facciamo meglio degli altri e lo sappiamo bere come si deve. Le innovazioni, o le facciamo noi, oppure sono inutili…
Facciamo una prova? Alzi la mano chi berrebbe del vino in lattina! In lattina, si, di alluminio! Sto lavorando ad una versione interattiva di questo articolo, che registra automaticamente le espressioni dei lettori…e le prime immagini mostrano smorfie di ogni genere!
La lattina di alluminio in Italia è letteralmente un tabù, non solo non si riesce ancora a vendere, non si riesce neppure a parlarne! Ma per quale motivo? Puramente a causa di preconcetti.
Ora, passare da una bottiglia di vetro, chiusa con tappo in sughero, ad una lattina di alluminio provocherebbe chiaramente uno scompenso a chiunque, pure i meno attenti alla sacra ritualità di una bottiglia importante aperta e servita in un ristorante di alto livello. Ma le due situazioni non devono essere necessariamente paragonate in maniera troppo diretta.
Nel mondo del vino esistono molte tipologie di contenitori e formati per la vendita, dalla classica bottiglia al bag-in-box, dalla damigiana al vino sfuso servito alla spina. Da tempi relativamente possiamo aggiungere anche l’alluminio. Se inseriamo la lattina all’interno dell’elenco di possibili contenitori, le smorfie che si vedono sui vostri volti iniziano lentamente a diminuire, posta accanto ad un bag-in-box da 5 litri non sembra più qualcosa di totalmente inaccettabile, vero?
La parola magica per accettare anche solo la possibilità di comprare del vino in lattina è “contestualizzazione”. Lasciate da parte, per ora, la qualità o tipologia di vino all’interno della lattina, ci arriveremo dopo, ora concentratevi solo sulla situazione: estate, trekking, montagna, zaino in spalla, pranzo al sacco (e non ditemi che bevete solo acqua durante le escursioni perché leggo nei vostri occhi che mentite!). Non vi ho convinti? Riproviamo: single (per scelta), tutte le sere fuori con amici, serata saltata all’ultimo momento e cena a casa, ma domani ancora fuori, voglia di un bicchiere di vino.
Cosa offrirebbe una lattina in più rispetto ad una bottiglia? Minor peso sulle spalle durante l’escursione (incluso il cavatappi e la bottiglia vuota da riportare a valle), dose più adatta per una singola persona o al massimo due, vino aperto al momento del consumo, minor spreco di vino rimasto aperto per giorni e giorni.
E se ancora l’esercizio di contestualizzazione non fosse sufficiente, aggiungiamo il carico da 90: l’alluminio è un materiale di gran lunga più sostenibile del vetro nei confronti dell’ambiente, in quanto riciclabile all’infinito (oltre a ottimizzare gli spazi e il peso dei trasporti, con relative ripercussioni su costi e impronta inquinante).
Inizio ora – ancora vagamente, lo ammetto – a vedere qualche segno di distensione sui vostri volti. Forse aprendo leggermente la mente verso qualcosa cui non siamo per nulla abituati ci consente di valutare in maniera più oggettiva, invece di tirar su un muro di no-no-no senza cognizione di causa? Tutte le innovazioni causano delle reticenze, ma per rifiutarle occorre prima comprenderle per poi, magari, capire che non necessariamente sono positive. Oppure l’opposto.
Si, va bene, bello tutto, le situazioni, gli aspetti positivi ecc. ecc. Ma il contenuto? La qualità? Il sapore? Beh, è presto detto: la lattina è solo un contenitore, inerte (non interagisce con il contenuto) e chiuso ermeticamente (non c’è scambio di ossigeno). Di conseguenza quello che ci metto dentro dipenderà solo ed esclusivamente dal produttore.
Fermo restando le dovute limitazioni normative in fatto di disciplinari di produzione (non credo di sorprendervi dicendo che il Brunello di Montalcino non possa essere commercializzato in lattina…), potrei mettere in lattina qualunque tipo di vino, delle più diverse qualità e caratteristiche. Sono evidentemente esclusi dai vini utilizzabili quelli che beneficiano di un periodo più o meno lungo in bottiglia, durante il quale evolvono per merito della micro-ossigenazione attraverso il tappo. Di conseguenza, i vini più adatti alla lattina saranno dei vini destinati ad un consumo in giovane età, sia bianchi che rossi e, ovviamente, anche spumanti.
Quindi, cosa aspettarsi da un vino in lattina? Ebbene, sicuramente – oggigiorno, un domani vedremo – non prometterei lacrime di emozione per coronare una magnifica serata romantica o per la celebrazione di un avvenimento di svolta nella propria vita. Piuttosto, mi aspetterei un vino che, una volta versato in un calice, sia indistinguibile dallo stesso vino versato dalla bottiglia (per gli scettici, questi esperimenti sono svolti regolarmente e non si rilevano apprezzabili differenze), ad un prezzo decisamente abbordabile ed il consumo in una situazione decisamente informale, nella quale il vino sia un contorno invece che un protagonista.
Se proprio non sono riuscito a smuovere le vostre perplessità nonostante tutte le argomentazioni, chiuderei con un’ultima rassicurazione: l’Italia sarà probabilmente uno degli ultimi – se non l’ultimo davvero – Paese nel quale si diffonderà la vendita di vino in lattina (che, al contrario, già spopola nei Paesi anglosassoni).
Stiamo ancora cercando di digerire l’idea del tappo a vite, nonostante ne siano ormai state sdoganate le doti positive, figuriamoci immaginare di aprire una lattina, versarla in un calice, e gettarla poi nel contenitore della raccolta differenziata, certi che quel piccolo gesto limiterà l’impatto ambientale della nostra sana bevuta.
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano