Terra di Sagrantino, e non solo…
Ci troviamo un Umbria, e più precisamente a Montefalco, un meraviglioso borgo con una posizione geografica eccezionale: fatta di terrazzamenti detti anche “Il balcone dell’Umbria”, da cui si possono ammirare Assisi, Perugia e Foligno fino a giungere a Trevi.
Una panoramica di cittadine splendide con l’aggiunta di un paesaggio molto variegato tra vigneti e oliveti, biodiversità ed altitudini elevate, di una denominazione ancora troppo poco conosciuta.
Parlando infatti di vigneti non si può non citare i due vitigni per eccellenza di questa zona: Sagrantino e Trebbiano spoletino. Questo borgo ricco di fascino, attraversato da una strada che collega cantine, tra colline, vigneti e oliveti, antiche mura e torri, e dove la storia qui è ovunque.
Il Sagrantino è il vitigno autoctono per eccellenza di questa zona, vitigno a bacca rossa, la cui origine si fa risalire ai primi frati francescani che lo utilizzavano, per i “sacramenti”, e da qui il nome.
La viticoltura e la produzione di vino hanno radici antichissime: una delle date più importanti è il 1549, anno a cui risale il primo documento ritrovato che parla espressamente di Sagrantino. La storia ricorda questo vitigno in versione secca, ma di recente la versione secca ha dato origine al grande rosso con il riconoscimento della DOC nel 1979 e della successiva DOCG nel 1992.
Perché grande vitigno e vino: innanzitutto ci troviamo in una fascia di altitudine compresa tra i 220 m e 470 m di quota e che però mostra caratteri sostanzialmente mediterranei, con estati calde ma non afose ed inverni abbastanza freddi e discretamente piovosi, ciò permette alle uve di maturare bene e costantemente.
Le temperature medie estive sono di 18-23°C mentre quelle invernali di 4-6°C. La piovosità annuale è di circa 89 giorni piovosi all’anno, mentre nel periodo vegetativo di sviluppo della vite tra aprile e ottobre, è di 478 mm, in 43 giorni.
Tutti questi elementi fanno si che la zona presenti un clima di tipo temperato subcontinentale, tale per cui questo vitigno ha trovato il suo habitat naturale, con terreni di chiara matrice argilloso – calcarea, a volte più profondi e a volte più leggeri.
La denominazione
La denominazione è relativamente piccola, e da origine così al Montefalco Sagrantino DOCG, grande struttura, muscolosità e longevità grazie alle escursioni termiche che permettono di mantenere l’acidità “dritta e tenace” assicurandone la durata nel tempo, tannini importanti da domare, con un periodo di affinamento di 12 mesi almeno in legno e 4 mesi in bottiglia, ed infine una buccia ricca di polifenoli, da rilasciare un colore scuro profondo quasi inconfondibile alla cieca.
A seguire il Montefalco Sagrantino Passito DOCG, particolare per il periodo di appassimento e successivamente la vinificazione del mosto a contatto con le bucce. Tutto questo realizzato con uve 100% Sagrantino.
A seguire le altre DOC: Montefalco Bianco, realizzato con l’autoctono Trebbiamo Spoletino, Montefalco Grechetto, anch’esso con l’autoctono Grechetto a bacca bianca, ed infine il Montefalco rosso ottenuto da Sagrantino e Sangiovese.
Il vitigno ritrovato
Proseguendo la strada alla scoperta di questa magnifica zona, troviamo il vitigno Trebbiano spoletino a bacca bianca eccezionale, riscoperto solo una decina di anni fa, autoctono dell’area tra Spoleto e Montefalco.
Coltivato con antichi metodi utilizzati anche in Campania, dove è previsto che le piante fungano da tutori lasciando alla vite la possibilità d’esprimere la sua natura rampicante con lunghi tralci carichi di grappoli.
Il sistema si definisce Alberata, dove la vite si appoggia su alberi come aceri oppure olmi, con il vantaggio di tenere l’uva al riparo dalle insidie degli animali, delle nebbie mattutine e dall’umidità del terreno. È un sistema d’allevamento arcaico.
Le vendemmie erano faticose poiché si utilizzavano scale appoggiate agli alberi per raccogliere le uve, questo paesaggio rurale è sopravvissuto nella piana di Trevi fino al secondo dopoguerra.
Gli ettari vitati sono ancora pochi, ma ad oggi almeno ogni produttore esce con un’etichetta dedicata a questo splendido autoctono.
Il Trebbiano spoletino non ha nulla a che vedere con quello toscano, abruzzese o di soave, tanto che il consorzio sta pensando di lasciargli solo il nome spoletino: quest’uva a bacca bianca produce vini molto profumati, eleganti, complessi, con note di frutta a polpa gialla e un cenno tropicale, complessità espressiva e un’acidità croccante. Finezza aromatica, complessità e versatilità sono le parole chiave di questo vitigno.
Vitigno molto versatile si, e che si adatta a climi e terreni diversi, ed esprime la sua duttilità nel calice; ha una maturazione tardiva e anche a piena maturità fenolica conserva quell’acidità vibrante di cui si è parlato.
Si producono spumanti, vini fermi, passiti e vinsanto, e si presta a diverse ed innumerevoli interpretazioni stilistiche, con vinificazioni classiche in bianco, con macerazione sulle bucce, con affinamenti in acciaio, il legno o terracotta, esprimendosi ed adattandosi sempre impeccabilmente.
La cantina Colle Ciocco o meglio Agricola Spacchetti, è una delle molte cantine della zona: Il toponimo del colle, alle porte di Montefalco, sorge sul colle, coronato dall’azzurro dei monti alle cui pendici troviamo Spello “Splendidissima Colonia Julia”, Assisi “Culla di San Francesco”, Perugia “l’Augusta”, Spoleto “Città Ducale” e del “Festival dei due mondi”.
Con 8 ettari di vigneto di sagrantino ed altre uve a bacca nera, 4 ettari di uva bianca e 9 ettari di oliveto, e con altitudine media 400 m s.l.m. producono i vini “Sagrantino” (secco e passito), “Montefalco Rosso”, “Bianco Clarignano” e “Bianco Tempestivo” il loro trebbiano spoletino.
Un’antica tradizione, fondata nel 1935 da Settimo Spacchetti ed oggi condotta egregiamente dai figli Lamberto ed Eliseo; non perdete l’occasione di passare a trovarli, vi accoglieranno con una degustazione di tutte le loro etichette accompagnata da bruschette con olio di produzione propria.