Il Verdicchio di Matelica, con i suoi 300 ettari di superficie vitata nel cuore dell’Alta Vallesina, è il protagonista dell’enologia marchigiana. Prodotto nei comuni della provincia di Macerata (Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco) e della provincia di Ancona (Cerreto d’Esi e Fabriano) è l’unico vitigno delle Marche la cui zona di produzione è chiusa al mare, infatti non comunica direttamente con la costa Adriatica.
La valle si estende parallelamente alla catena appenninica ed è soggetta a inverni freddi e asciutti ed estati calde, tipici di un microclima continentale dalle elevate escursioni termiche tra il giorno e la notte. Siamo al 43°mo parallelo e l’ottima esposizione dei vigneti insieme ai terreni calcarei conferiscono al vino un’innata acidità, molta struttura, sapidità, profumi intensi e fini.
I marchigiani vinificano in 4 modi il Verdicchio: vino base d’annata, Riserva dei migliori vigneti, spumante e passito. Dunque il Verdicchio di Matelica si può bere sia giovane che invecchiato, meno esplosivo nel profilo aromatico del Verdicchio di Jesi, ma capace di esaltarsi con la terziarizzazione. Definito lo “Chablis” marchigiano è uno dei rari vini bianchi adatto all’invecchiamento, in gioventù ha un’elevata presenza di acido malico, essenziale per garantire potenziale di invecchiamento. Alla visiva è giallo paglierino con riflessi verdognoli e profumi intensi, note floreali di camomilla e acacia e sentori fruttati di lime e pesca; al gusto è armonico con una buona spalla acida, ricco di sali minerali.
Il Verdicchio ottiene la denominazione DOC e DOCG
L’anno della Denominazione di origine controllata è il 1967 per il Verdicchio nelle versioni base, classico, superiore, spumante, passito, mentre per la DOCG che arriva nel 2010 si distinguono due tipologie Verdicchio dei Castelli di Jesi riserva e Verdicchio di Matelica riserva.
Una delle aziende che ha fatto la storia del Verdicchio di Matelica è La Monacesca che con il Mirum Riserva ha sfruttato al meglio gli elementi che fanno vivere a lungo il vino: acidità, struttura e alcol. Grazie alle sue particolari caratteristiche il Verdicchio di Matelica si può definire un rosso travestito di bianco con i suoi 14,5 gradi e un estratto impensabile 26 g/l. Nel territorio dove oggi si trovano le vigne del Verdicchio di Matelica La Monacesca, in epoca paleolitica vi era un lago salato, ecco il motivo dell’elevata concentrazione di sali minerali nel terreno. Casimiro Cifola, negli anni ’60, acquista l’azienda La Monacesca nel comune di Matelica, circondata totalmente dalle montagne, in Contrada Monacesca, lungo la strada statale verso Fabriano. Negli anni ’90 è la seconda generazione con Aldo Cifola che, nei ventisette ettari di vigneto, realizza uno dei più apprezzati vini bianchi italiani il Mirum, dal latino “Meraviglia”, dedicato al padre Casimiro soprannominato Miro. La prima annata è del 1988 e nel 2000 si fa Riserva. È insieme all’enologo Roberto Potentini che Aldo Cifola applica una serie di scelte agronomiche e di cantina che permettono di ottenere il massimo della qualità. Decide di riprodurre le viti attraverso la tradizionale selezione massale nelle vigne: nuovi impianti che provengono dalla selezione delle viti migliori. I tralci innestati, allevati in vivaio e poi messi a dimora nei nuovi vigneti assicurano la biodiversità della vite e l’espressione del territorio nel vino. In vigna potature di precisione che portano a rese produttive bassissime, vendemmie in fine ottobre che donano la naturale surmaturazione dei grappoli sui filari, raccolta manuale. In cantina lunghe soste delle fecce fini durante la fermentazione, si lasciano fino a che il vino non abbia svolto la malolattica. Chiarificazione per decantazione statica. Messo in commercio dopo oltre 2 anni, con 18 mesi di affinamento in acciaio, e circa sei mesi in bottiglia.
Il nostro assaggio: Verdicchio di Matelica Mirum Riserva 2011
La riserva 2011 del Verdicchio di Matelica Mirum, alla visiva è paglierino carico con riflessi dorati, limpido. Naso lattico, ricorda il burro di malga, intenso corredo olfattivo di fiori e frutti gialli come ginestra, polpa di prugna, erbe aromatiche e campestri, sottile spezia di anice stellato. Al palato ha struttura e complessità, con bella sapidità unita alla dolcezza del cedro candito e del miele. Note boisée con finale ammandorlato. In abbinamento il Mirum chiama antipasti crudi, pesce e carni bianche accompagnate da salse, risotto di mare, brodetto di pesce. Interessante con i piatti della tradizione, stoccafisso all’anconetana, salumi della tradizione locale come il Prosciutto di Carpegna, Ciauscolo e il salame di Fabriano. Prezzo al pubblico circa 45€.
Anna Ciotti
Sommelier dal 2003, appassionata da sempre di enogastronomia, si è formata presso numerosi ristoranti in Italia e all’estero. Ha insegnato per 4 anni nelle scuole alberghiere di Roma, appassionandosi delle tecniche di insegnamento sul tema vino, e riuscendo a mantenere l’attenzione dei ragazzi del IV e V anno, una vera e propria sfida! Nel 2005 ha conseguito il Master di Analisi Sensoriale sul Vino, esperienza proficua sui vini internazionali e le degustazioni alla cieca che hanno ulteriormente allenato il naso a riconoscere le differenti declinazioni dei vitigni nel mondo.