Facile presentarsi a casa di amici per cena portando una bottiglia di vino, certi che apprezzeranno perché “d’altronde, abbiamo gli stessi gusti!”. [Che poi, chi ha detto che l’affermazione appena fatta abbia un qualche valore??]
Seguirà ora un’altra affermazione che ha l’ambizione di apparire ancora più banale: ognuno di noi ha gusti diversi! Se però questo concetto, applicato alla singola persona, ci appare più che ovvio, forse lo sarà meno pensare che lo stesso si possa generalizzare per macroaree geografiche del mondo, o anche per singolo Paese.
Un lato interessante di partecipare a fiere di settore in luoghi molto distanti fra loro è certamente quello di poter entrare in contatto con culture anche molto diverse dalla nostra e confrontarsi in maniera molto approfondita su un tema ben specifico come il vino.
Si scopre così che, presentando un vino che tutti noi identificheremmo universalmente come un vino secco, ma con una nota chiaramente percepibile di residuo zuccherino, beh in molti Paesi asiatici questo viene percepito invece come fin troppo secco… Come dite? Un vino nel quale è caduta una carriola carica di vaniglia a causa delle barrique nuove nuove usate per l’affinamento? Beh, in Italia non piace, in Spagna piaciucchia, negli Stati Uniti ne andavano matti ma stanno iniziando a capire e nel Sud-Est asiatico vanno in visibilio!
Il gusto per il vino sarà legato al gusto – o comunque alle abitudini – in tema di cibo, dirà qualcuno. Mi sentirei di smentire… o meglio, di non legarlo alle abitudini alimentari. Queste potrebbero piuttosto essere legate a peculiari tendenze parlando di abbinamenti cibo-vino, ma anche qua – ahimè – mi tocca sfatare un mito: al mondo, al di fuori di pochissime Repubbliche fondate sul vino, dell’abbinamento interessa ben poco – e voglio evitare di dire che non frega nulla! Ma se capitate in zona Cina, Malesia e dintorni beh, allora l’attenzione per l’abbinamento è davvero pari a zero.
Così, mentre la tendenza globale è quella verso vini sempre meno sovraccarichi di sentori derivanti dal massiccio uso di legno nuovo – vaniglia e cocco per primi -, meno alcolici e in generale più delicati al palato, il sud-est asiatico punta verso vini super morbidi, rotondi all’eccesso e, possibilmente, con una nota zuccherina nettamente percettibile. Ah, quasi dimenticavo: in Cina il vino bianco è snobbato quanto le catene da neve in Sicilia!
Torniamo più vicini a casa? Se andiamo verso nord, in Germania per esempio, il consumatore standard cerca vini bianchi, leggermente dolci e con basso grado alcolico. In questo caso gusto e produzione tipica vanno a braccetto e potremmo (quasi) giustificarli dandogli atto che, in un caldo pomeriggio estivo, assolato, su una spiaggia, effettivamente un fresco vino bianco poco alcolico e con una nota dolce trovi la sua ideale collocazione. Peccato che questo scenario in Germania semplicemente non esista!
E i francesi? Cosa gli piace bere? Beh, facile: vino francese… Hanno ragione loro? Puro campanilismo? E chi lo sa?!
Insomma, ogni Paese ha quello che potremmo definire un macro-gusto, a volte identificabile con un’intera nazione, a volte con una sua parte. Dal macro-gusto poi, si può segmentare sempre più la popolazione, scoprendo così che anche i vari segmenti (età, sesso o altro) sono a loro volta piuttosto omogenei.
Un gusto molto simile nella maggior parte della popolazione può probabilmente essere frutto di una relativamente bassa dimestichezza in termini di consumo di vino; accumulando esperienze, infatti, ognuno di noi affina sempre più il proprio palato, distanziando sempre più le altre persone da questo punto di vista e diventando sempre più indipendente e sviluppando una propria unicità. Ma questo richiede molto tempo.
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano