Cosa pensa un consumatore di fronte ad un vino che sfoggia una medaglia d’oro? Distinguiamo: se la persona conosce e già consuma quel vino, sarà portata a pensare “beh, allora non piace solo a me, è obiettivamente buono, piace anche a tanti altri”, se invece non lo ha mai provato potrebbe pensare “se dei professionisti lo hanno giudicato così bene non può che essere buono e sicuramente mi piacerà”.
Tutto più che legittimo, tutto più che naturale. Ma.
Al mondo ci sono decine, se non centinaia di concorsi che assegnano premi. Tra questi, la condotta e la professionalità – e di conseguenza la credibilità – può variare moltissimo. Volete ridere (o forse, rabbrividire)? È notizia di alcuni mesi fa, ma diventata nota in Italia pochi giorni fa, di un articolato scherzo – se così vogliamo chiamarlo – architettato da un’emittente televisiva belga per “verificare” quanto effettivamente siano affidabili questi concorsi.
L’emittente televisiva ha infatti iscritto al concorso internazionale un vino “inventato”. Un vino di discutibile qualità è stato travasato in una elegante bottiglia, vestita poi con un’accattivante etichetta, il tutto corredato da analisi di laboratorio falsificate per far apparire il vino di qualità ben più elevata della realtà. Ebbene, quel vino ha vinto una medaglia d’oro nella sua categoria, con tanto di nota di degustazione in pompa magna che lo descrivono come molto interessante e complesso. Questo la dice lunga sulla facilità con cui, a volte ma non sempre, vengono assegnati questi premi e, di conseguenza, quando l’ignaro consumatore possa essere tratto in inganno.
Ma come funzionano questi concorsi? Se vogliamo riassumere il tutto, l’iter è relativamente lineare: chi vuol partecipare, iscrive il proprio vino al concorso (pagando una quota di iscrizione) e invia i campioni accompagnati da documentazione tecnica richiesta (analisi di laboratorio e altro); il concorso vero e proprio prevede la verifica della documentazione da parte della giuria, la quale effettua anche proprie analisi di laboratorio, concludendo con la degustazione da parte di più giudici – sommelier titolati, professionisti del settore, critici, giornalisti o altre personalità con un’alta reputazione in materia. I giudici effettuano la degustazione “alla cieca”, ossia senza sapere quale etichetta stanno degustando (può essere dichiarata la zona, o il vitigno, o altro, in modo da fornire loro dei parametri di valutazione).
Quindi, qual è stata la pietra dello scandalo? Beh, evidentemente quello specifico concorso non è stato gestito come ci si aspetterebbe. Sicuramente non sono state verificate né le prove di laboratorio né tantomeno le informazioni relative a vino e produttore (la casa vinicola semplicemente non esiste!). E i giudici? Viene anche a voi il dubbio che siano stati – oggi mi sento parecchio diplomatico – un tantino superficiali? Avranno assaggiato quel vino senza pregiudizi di sorta, in maniera tecnicamente corretta? Son mica sicuro…e voi?
Le competenze dei giudici che hanno assegnato la medaglia d’oro al fantomatico vino di qualità belga non sono ovviamente rese note, però possiamo ipotizzare, con moderata certezza, che non siano Sommelier (e ho usato la S maiuscola per sottolineare la differenza tra un mero titolo e una professionalità fatta di competenze e studio).
Un Sommelier in quanto tale impara, fin dal primo giorno di corso, a degustare i vini mettendo da parte qualunque pregiudizio, sia esso relativo al nome, alla provenienza, al prezzo. È sicuramente un approccio non istintivo – separare il gusto personale dalla percezione oggettiva è contro-natura – e serve parecchio allenamento e dedizione, ma una volta scoperta la chiave di volta di questo metodo, nessun vino potrà più trarvi in inganno.
Spesso, durante i corsi per aspiranti sommelier, i partecipanti sono titubanti nell’esprimere le percezioni degustative per paura di dire castronerie, eppure esprimersi liberamente, guidati da un esperto, è il modo migliore per raggiungere quel livello di esperienza che vi permette di valutare voi stessi il valore di una bottiglia e non rischiare di restare abbagliati da adesivi colorati messi lì, a volte, proprio per distrarvi da ciò che davvero conta.
Ah, quasi dimenticavo. Il costo di quella famosa bottiglia inviata al concorso internazionale? Ben 2.50 euro!
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano