Per gli appassionati del vino rosso, ma anche per gli enologi più raffinati, l’Aglianico è un vino la cui storia e le cui caratteristiche non smettono di destare interesse e curiosità.
Si tratta di un vino dalle origini antiche, e dal gusto variabile, per questo affascinante per chi ama le degustazioni di annate particolari, per chi vuole diventare sommelier esperto e per chi ama… collezionare e poi stappare bottiglie dal sapore unico!
Dal vitigno del Sud Italia alle viticolture di Aglianico all’estero
L’Aglianico è uno dei vitigni di rilevanza fondamentale per il settore vitivinicolo dell’Italia meridionale, e rappresenta la varietà con maggiore diffusione di coltura in termini di superficie, costituendo il centro di numerose denominazioni di origine.
Un vitigno antico, probabilmente originario della Grecia, l’Aglianico di colore violaceo e dal gusto agrodolce è dotato di una robusta composizione tannica e di una decisa acidità, ed è arricchito da sentori floreali e affumicati.
Le leggere note saline e speziate fanno dell’Aglianico uno dei vitigni più caratteristici delle colture dell’Italia meridionale, principalmente quelle della Campania e della Basilicata. Un vino che esprime varietà nella composizione e nella forza intensa dei sapori, che si intrecciano perfettamente con la sua storia e le sue origini per dar vita ad un prodotto vinario unico.
Deriva da un vitigno che alligna per lo più in terreni collinari vulcanici e calcarei ma è in grado di adattarsi anche a terreni differenti, tanto che colture di vino Aglianico sono state introdotte, grazie a un cima decisamente soleggiato, anche in California e in Australia!
La storia di questo vitigno e la particolarità del gusto del vini da questo ricavato, rappresentano un elemento di forza, persino per esportazioni e coltivazioni all’estero, in un momento in cui l’attenzione per i prodotti vitivinicoli risulta essere sempre più legata alla varietà dei gusti e dei sapori che tali prodotti propongono.
L’Aglianico per gli esperti
Si riconosce dalla foglia medio/piccola, a forma di pentagono e di colore verde scuro, con un grappolo di dimensioni medie, anche se piuttosto compatto, con l’acino piccolo di colore blu/nero. All’Aglianico, che tra i vini a bacca rossa è sicuramente il più importante, sono stati dedicati vari studi concentrati sia sugli aspetti della chimica dell’uva e del vino, sia sulla tecnologia enologica, sempre più raffinata.
La denominazione dell’Aglianico deriva dalla consapevolezza della sua origine antica, uno dei vitigni presenti nell’Italia meridionale, che si diffonde più precisamente in Basilicata sin dal VII-VI sec. Avanti Cristo.
A testimoniare la sua presenza sin da questa lontana epoca concorrono tanto i ritrovamenti archeologici nell’area della provincia di Potenza (sia monete antiche con il volto di Dioniso, dio del vino, sia un torchio di antichissima fattura), quanto il canto di Orazio che celebra nelle sue poesie il vino di Venosa, la sua terra. Sotto la dominazione romana il suo nome è Hellenico (a testimonianza della sua plausibile provenienza greca) e solo con gli aragonesi nel XV secolo, attraverso la storpiatura spagnola della sua pronuncia, acquista il suo nome attuale, Aglianico.
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Zone di produzione e caratteristiche variabili dell’Aglianico
L’Aglianico è ancora oggi uno dei vini più rappresentativi del panorama enologico dello Stivale, i cui luoghi eminenti della cultura dei vitigni sono:
- Monte Vulture (vulcano spento in provincia di Potenza)
- zone del beneventano (Monte Taburno)
- zone dell’avellinese soprattutto nella zona (Vertecchia di Pietradefusi).
Va sottolineato il fatto che l’Aglianico del Vulture prodotto in Basilicata e l’Aglianico prodotto in Campania rappresentano due distinte varietà di uno stesso vitigno – elaborate indagini biochimiche ne hanno dimostrato, infatti, una stessa identità genetica.
I vini più rappresentativi delle due varietà sono certamente per la Basilicata l’Aglianico del Vulture Superiore, per la zona campana, invece, l’Aglianico del Taburno per il territorio beneventano e l’ormai famosissimo Taurasi per la zona di Avellino.
Attraverso delle ricerche agronomiche, è stato possibile individuare tre marche caratteristiche che definiscono i descrittori di odore del vitigno: ciliegia, mora, marmellata di frutti di bosco, ribes, vaniglia, pepe nero, chiodi di garofano e cuoio.
Sempre attraverso tali ricerche sono state descritte le caratteristiche di questi tre importanti varietà dell’Aglianico, a partire dalla natura diversa dei suoli dove queste vengono coltivate: vulcanico, calcareo e non calcareo.
La varietà di vino Aglianico Taurasi, coltivata su suolo calcareo, è più caratterizzata da note speziate e floreali, la varietà Vulture, coltivata su suolo vulcanico è maggiormente caratterizzata da odori di frutti rossi, la varietà Taburno, sembra aver raggiunto un più alto equilibrio tra le diverse note odorose, non essendo influenzata dal tipo di suolo. Ad accomunare queste distinte varietà, al di là dei terreni di coltura, sembra invece il forte tratto aromatico congiunto a un alto tasso tannico e a una composita mineralità.
Gli abbinamenti eno-gastronomici consigliati per l’Aglianico
Per il suo carattere forte e deciso, il vino Aglianico si combina perfettamente con carni bianche e rosse, con la selvaggina e con formaggi molto stagionati. Se da giovane, grazie alla sua forte acidità e al suo gradiente tannico, accompagna egregiamente grigliate e barbecue, dopo un invecchiamento di dieci anni l’Aglianico raggiunge la sua età matura, sprigionando le sue potenzialità aromatiche: tutti i frutti del sottobosco fanno parte del suo bouquet: more, mirtilli, amarene, prugne, ma anche sentori più decisi come quelli della liquirizia, del caffè, del tabacco, del cacao. Perfetti, quindi, i vini maturi di Aglianico per abbinarsi a carni di pollame, all’agnello e ai formaggi a pasta dura.
Quelli giovani, hanno un ottimo accostamento ai primi con ragù e secondi come maialino al forno.
Vendemmia e vinificazione.
Dopo la vendemmia, verso la fine di ottobre e gli inizi di novembre, i grappoli vengono messi a macerare a freddo per almeno due giorni. Il tutto viene poi inserito in grossi contenitori di acciaio Inox a una temperatura controllata compresa tra i 24-28° C per quindici/sedici giorni, dove raggiunge il periodo di fermentazione.
Viene in seguito spostato in vasche di acciaio più capienti, dove resta per maturare per almeno un anno. Il vino viene poi imbottigliato e messo in cantina, dove riposa ancora per diversi mesi.
È, dunque, dopo un conseguente affinamento e relativo invecchiamento, che l’Aglianico raggiunge quelle qualità che lo rendono uno dei vini dominanti nel panorama enologico italiano.
L’Aglianico ha dunque delle straordinarie possibilità di degustazione, è un vino caratterizzato da un elevatissimo potenziale aromatico, frutto di un delicatissimo equilibrio tra i caratteri compositi delle sue qualità intrinseche, i terreni nei quali si coltivano i vitigni da cui si estrae e il processo di invecchiamento in botte e di affinamento in bottiglia.
Rappresenta una vera e propria eccellenza nella produzione enologica del nostro paese; tuttavia, per coglierne a pieno il valore e il suo carattere eccelso non basta conoscerne composizione, origine, storia: bisogna berne di qualità e in quantità.
E, dunque, riempiamone i calici, per degustazioni di Aglianico fatte a regola d’arte: prosit!