Il Lambrusco, il vino rosso frizzante conosciuto e venduto in tutto il mondo, vanta una delle tradizioni vitivinicole più antiche, variegate e radicate nel territorio, ed è apprezzato e bevuto soprattutto dagli abitanti della sua terra, che lo producono e consumano da secoli.
Non è semplice parlare del Lambrusco in generale, poiché il vitigno Lambrusco è una grande famiglia e non unico esemplare. Tuttavia solo pochi intenditori sanno in quante denominazioni o tipologie si articola.
Il territorio del Lambrusco
La coltivazione di questo vino interessa due regioni, l’Emilia e la Lombardia, e quattro province, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Parma. Almeno cinque sono i consorzi di tutela.
Questo vino non gode di una buona reputazione, per molti è il vino a basso costo che si compra al supermercato. Purtroppo è diffuso un concetto superficiale e riduttivo delle sue caratteristiche organolettiche, che tende a considerare solo le note di acidità e la spumosità, mentre le tante varietà hanno tutte qualcosa di diverso, nel colore o nel sapore, che le rende uniche e degne di una denominazione particolare – notevoli anche nel caso di una degustazione vino.
Il vino lambrusco è di Parma, Mantova e Reggio, e le tipologie del vitigno sono tante: “viadanese”, “foglia frastagliata”, “monterico”, “marani”, “oliva”, “barghi”, e i più conosciuti, il “grasparossa”, il “salamino” e il “sorbara”.
Il Lambrusco Grasparossa, chiamato così per via del colore rosso delle foglie in autunno, si distingue per struttura e pienezza di corpo; il Lambrusco Salamino ha grappoli dalla forma allungata che ricordano un salamino; il più raffinato, il Lambrusco di Sorbara, prende il nome dall’omonimo paese in provincia di Modena.
Comuni alle tante varietà, sono riconducibili al Lambrusco delle caratteristiche fondamentali che lo identificano:
- Color rubino, dalla tonalità che va dal chiaro allo scuro;
- La nota frizzante, che nel Lambrusco è una la spuma vivace ed evanescente;
- Il profumo floreale e fruttato;
- La sapidità del vino;
- La buona tannicità;
- Un corpo medio;
- La moderata e gradevole acidità;
- La percentuale alcolica bassa;
La storia del Lambrusco, dall’antichità a oggi
Il Lambrusco proviene dalla linea genealogica delle viti selvatiche. Lo stesso nome infatti racconta le sue origini. Furono i Romani che definirono questa vite come pianta selvatica, adottando la denominazione che indicava il crescere spontaneo del vitigno nei perimetri dei campi, dal latino “labrum” (orlo, margine) e “ruscum” (selvatico). I primi vini della storia dell’uomo sono stati fatti con queste uve.
A Modena e nel territorio emiliano, la vite labrusca trovò un’ottima adattabilità e grande attenzione da parte delle persone che vi abitavano. Matilde di Canossa diede un forte impulso alla coltura del vitigno autoctono perché aveva capito che rappresentava un vero potenziale per l’economia locale.
Santacroce, una frazione di Carpi, oggi è il nome di una delle denominazioni più famose. Qui si cresceva la vite su dei pali, mentre nei paesi vicini ancora si usavano gli alberi.
Fino a qualche decennio fa era considerato un vino contadino, prodotto con il cosiddetto metodo ancestrale: durante la vendemmia si pigiavano i grappoli, la fermentazione era innescata dai lieviti presenti sulle bucce, successivamente si imbottigliava con dentro dello zucchero ancora non fermentato e, quando finiva l’inverno, i lieviti iniziavano ad agire ulteriormente, creando l’anidride carbonica all’interno della bottiglia.
Negli anni settanta venne “la rivoluzione americana del Lambrusco”: le grandi cantine sociali iniziarono a produrre Lambrusco su larga scala e con tecniche industriali, per venderlo in grande quantità a un nuovo mercato d’oltre oceano di amanti di questa bevanda ricreativa e piacevole, alcolicamente accessibile e adatta a tutti, che chiamavano “Red Cola”. Ancora questa etichetta immaginaria è presente nella testa dell’americano medio.
La riuscitissima operazione di marketing fece diventare molto ricchi i produttori nostrani ma provocò la morte del Lambrusco artigianale, che anche oggi si porta sulla schiena la nomea di “vino dolce da 8 gradi”. Non proprio una cosa da sommelier.
Fortunatamente molti piccoli produttori amanti di questo vino hanno continuato a produrre Lambrusco in modo più slow e la tradizione è rimasta in vita, sebbene molto nascosta. Oggi il Lambrusco sta finalmente venendo allo scoperto ed è divenuto comune per gli addetti ai lavori accostarsi a questo vino con un interesse diverso, più competente. Importanti sommelier d’oltralpe hanno riservato a questo vino un’attenzione nuova e molto qualificata. A Parigi, eccellenti ristoranti servono Lambrusco per aperitivo.
Fino a ieri era il “vino rosso poco impegnativo, dolce e frizzante”, snobbato dalla qualunque. Inizia oggi una nuova era per il Lambrusco, “un vino dalla modernità senza uguali”.
Le caratteristiche del Lambrusco e gli abbinamenti gastronomici migliori
Il Lambrusco oggi è sempre più apprezzato da chi ama bere bene. Rosso classico, rosè o bianco, questo vino va consumato giovane, dopo massimo uno-due anni dalla vendemmia.
Leggero ma sapido, si abbina bene con le più svariate pietanze della cucina sia tradizionale Emiliana, ma anche con piatti più d’avanguardia.
La maggior parte delle paste con ripieno di carne, in brodo o asciutte, e le paste al forno tipiche della tradizione emiliano-lombarda vogliono assolutamente il bicchiere di Lambrusco d’accompagnamento. Tutti i tipi d’insaccati, cotti o stagionati, come zamponi e cotechini, salami, mortadelle, prosciutti, e tutti i tipi di bolliti trovano con il Lambrusco l’abbinamento ottimale: la sua equilibrata e gradevole acidità è in grado di bilanciare questi piatti saporiti e rendere il pasto ben equilibrato al palato.
I Lambruschi della riviera del Po si abbinano al pescato del fiume, anguille e branzini, così come ai piatti di campagna, come lo stracotto d’asino e la polenta. Il Parmigiano Reggiano tipico di queste zone, nato in simbiosi con questo vino, ben si sposa con esso.
Per i primi piatti possiamo affidarci al rosso Sorbara o ad un buon rosè; per i secondi andiamo sul sicuro con un lambrusco rubino di stoffa, mentre per il dessert, oltre all’amabile, si può sperimentare un insolito bianco secco.
Ti invitiamo, alla fine della lettura di questo articolo, a visitare la pagina del nostro
CORSO DEGUSTAZIONE VINO
attivo su oltre 20 città italiane, riconosciuto a livello internazionale e strutturato su un percorso di 2 livelli.
Il corso con processo formativo realizzato in conformità alla Norma Internazionale UNI EN ISO 9001:2015.
Le varietà del Lambrusco e le loro caratteristiche
- LAMBRUSCO SORBARA
Vitigno specifico che cresce prevalentemente in pianura nella zona compresa tra il fiume Secchia e il Panaro nella provincia di Modena. Si distingue per la sua finezza, i profumi di violetta, il colore rosso chiaro e la spuma rosea evanescente. Il sapore è delicato, sapido, armonico, gradevolmente acidulo, leggermente aromatico e fruttato.
- LAMBRUSCO GRASPAROSSA CASTELVETRO
Corposo e molto pregiato. Questa varietà cresce in collina a sud di Modena, su terreni sciolti, ben esposti e dalla composizione ideale. Il colore è rosso rubino intenso con riflessi violacei, la spuma dagli orli violacei evanescente. Un profumo complesso, aromatico d’uva. Il sapore è sapido, gradevolmente vinoso, armonico, di equilibrata acidità, leggermente fruttato, di buona stoffa, ben strutturato.
- LAMBRUSCO SALAMINO SANTA CROCE
Il Salamino Santa Croce viene realizzato in una zona particolare della bassa modenese coincidente col territorio comunale di Carpi, località Santa Croce. È un lambrusco franco, sapido bene equilibrato, dal colore rosso rubino carico e spuma dagli orli violacei evanescente. Dotato di profumi floreali con sentori di fieno appena tagliato e frutta matura. Il sapore è sapido, armonico, delicatamente acidulo, fresco, vinoso, di corpo medio.
- LAMBRUSCO MODENA
Questa Doc raggruppa quei vini di cui è certa l’origine specifica in questa provincia, realizzati con tutti i vitigni tipici, Sorbara, Grasparossa, Salamino.
- LAMBRUSCO REGGIANO
Sotto questa denominazione sono i lambruschi prodotti nella provincia di Reggio Emilia. Molto graditi dai consumatori che apprezzano la loro vivacità e vena leggermente zuccherina.
- LAMBRUSCO COLLI SCANDIANO E CANOSSA
In questa particolare area delle colline reggiane, esposizione, clima e terreno permettono risultati eccellenti. Le varietà di Lambrusco coltivate qui sono il Grasparossa, Il Montericco, e quasi tutte le tipologie di pianura.
- LAMBRUSCO DI PARMA
Cantine moderne, attente alle esigenze del consumatore e innovative. Grazie al lavoro dei produttori di questa zona, che hanno saputo raccontare i pregi dei loro prodotti a critici, addetti ai lavori e clienti, il lambrusco di Parma ha oggi un ruolo di primo piano.
- LAMBRUSCO MANTOVANO
Nelle vicinanze del fiume Po si vinifica un vino scuro, corposo e fruttato, caratteristico e persistente al palato. Due le sottozone della doc: Oltrepo Mantovano, Lambrusco Viadanese Sabbionetano; Una igt: Lambrusco Quistello.