Le origini del Gin
Partiamo dal principio: Gin e Jenever, sono le bevande nazionali dei Paesi Bassi. Jenevererbes in olandese significa ginepro, e da qui il nome del distillato Jenever che in principio a causa delle ridotte tecniche di distillazione venivano aggiunte erbe tra cui le bacche di ginepro per migliorarne il sapore.
Sempre in principio, durante la Guerra dei Trent’anni i soldati Inglesi e quelli Olandesi combattevano a fianco contro gli Spagnoli, ed i soldati Olandesi avevano l’abitudine di bere uno ‘shot’ di Jenever per farsi coraggio prima delle battaglie, tanto che la bevanda venne soprannominata dagli inglesi “Dutch Courage”.
Alla fine della battaglia gli inglesi portarono il distillato in Inghilterra e iniziarono a riprodurlo.
In seguito Maria II Stuart, Inglese sposata con Guglielmo d’Orange, nobile Olandese, poiché amava questa bevanda, ne incoraggio’ la produzione in Inghilterra.
Ad oggi le due bevande, Gin e Jenever, diverse per stile sono sempre molto consumate in Olanda: la prima deve contenere diverse botaniche tra cui una buona base di bacche di ginepro, e la seconda può contenere una bacca sola per poter essere chiamata Jenever.
E mentre il Gin viene prodotto e consumato in miscelazione o mischiato a toniche diverse in tutto il mondo, il Jenever si presta ad essere bevuto liscio e degustato come Vodka o Whisky, ma solo nei Paesi Bassi.
Novità e Sperimentazione
Il Gin è un distillato di mosto fermentato di cereali come granturco, frumento, orzo, ed aromatizzato con ginepro; gli ultimi trend sono proprio nelle aromatizzazioni: dalle spezie agli agrumi, ai fiori, alle spezie mediterranee e bacche di vario genere, tutti ingredienti scelti dai distillatori, quelle che oggi in tutto il mondo definiamo come “Botanicals”.
Da qualche anno c’è fermento, siamo invasi da nuovi gin con particolari sentori, e con botaniche sempre più ricercate. I cosiddetti “flavoured gin” ovvero i gin aromatizzati.
Il risultato è un distillato estremamente versatile, che può essere manipolato e scolpito con estrema creatività olfattiva:
Gin Primo viene aromatizzato con il sale di Cervia, oppure Gin Bobby’s, gin Olandese prodotto a Schiedam, con botaniche indonesiane tra cui bacche di rosa canina, e pepe di Giava, le note agrumate e dolci di rosa lo rendono estremamente unico; Marconi 42 gin, o anche Gin Mare, entrambi in stile mediterraneo: Marconi 42 venne lanciato dalla storica distilleria veneta Poli, principalmente con sentori di erbe mediterranee come timo, basilico, menta e rosmarino, omaggio ai profumi costieri; o ancora Suntori Roku, il Gin giapponese artigianale, Roku significa Sei, e sei sono le piante giapponesi utilizzate nella ricetta, tra cui i fiori di foglia di ciliegio, yuzu, pepe sansho, e alcuni tipi di te’.
E’ come una sorta di rinascimento di questo distillato, che sta legando con molti territori, dai più mediterranei ai più orientali, che non per forza va miscelato o mischiato, ma lo si può bere liscio, un distillato elegante e versatile.
L’Italia da qualche anno vanta di una buona produzione di ginepro a livello mondiale, cosi sono nate infatti molte nuove etichette di gin Italiani che da nord a sud sono espressione del territorio, come il basilico ligure, le erbe officinali toscane, gli arbusti vulcanici dell’Etna, o i profumi tipici dei boschi come quelli di Crevenna a Erba in provincia di Como, dove nasce il Gin 359,
a 359 metri sul livello del mare, dal connubio di ginepro, angelica, coriandolo e agrumi dei quali spiccano il bergamotto ed il mandarino.
Il primo gin che ha portato a questa rivoluzione del modo di raccontare il distillato al consumatore si potrebbe associare ad Hendrick’s, che si è posto in una fascia di prezzo più alta e al contempo ha creato un racconto di sé più facilmente comprensibile da tutti, sia come immagine, che come servizio, con sapori più morbidi e che “ strizza l’occhio” ad un pubblico più ampio.
Hendrick’s propone per primo il suo perfect serve, il Gin Tonic servito con una fetta di cetriolo come decorazione.
Oggi anche la cura del packaging e dell’immagine del prodotto è imprescindibile, per molti produttori di gin.
Il Gin di oggi, tra innovazione e sperimentazione, è la perfetta base di un Gin Tonic rinfrescante ben bilanciato, e con un panorama cosi ampio ci sono infinte combinazioni per tutti.
London Dry
Il distillato degli Inglesi poco profumato, che delinea uno stile preciso, per chi ama gusti decisi, secchi e taglienti.
Spesso nella storia i commercianti Inglesi fanno scattare “nuovi trend” di bevande spiritose, basti pensare a Porto o Marsala; il Gin classico ed essenziale nel sapore, ruvido nei profumi.
Il London Dry è un metodo di produzione, che a differenza degli altri Gin sul mercato, prevede una sola distillazione in alambicco di tutte le soluzioni botaniche in soluzione idroalcolica, senza l’aggiunta di altre componenti dopo la distillazione a parte l’acqua, per portare il gin alla gradazione desiderata.
Le note predominati sono quelle di ginepro prodotto in Inghilterra: tra le più note marche ci sono Tanquerey 10, Bombay o London Dry n.3.
Questi gin sono spesso la base per la miscelazione in cocktail classici come il Negroni, o il Gimlet, oppure la base di un Gin Tonic secco e deciso per chi non ama fronzoli aromatizzati.
Per chiamarsi London Dry, un gin, deve avere la particolarità di aggiungere tutti i sapori prima o durante il processo di distillazione. Nel caso in cui vengano aggiunti coloranti o conservanti post distillazione esso non può più essere ritenuto un London Dry Gin.
Il gin viene raramente invecchiato, e può essere venduto a 60 giorni dalla produzione, tuttavia per il suo affinamento a volte si utilizzano botti di rovere che gli conferiscono un colore leggermente dorato: questa tipologia prende il nome di “golden gin”.
Gin Tonic: quali possibili abbinamenti?
Il Gin Tonic è contraddistinto dal sapore speziato dei suoi ingredienti, tra cui il principale è ovviamente il ginepro, ma a cui si possono aggiungere spezie e sapori diversi per creare note nuove ed innovative.
Saper giocare con le note agrumate e le punte speziate del gin è quindi fondamentale per ottenere un effetto di sinergia tra il cibo che stiamo mangiando ed il Gin Tonic che stiamo bevendo.
Se decidiamo di abbinare per contrasto il Gin Tonic e un piatto, bisogna ricercare nel cibo quei sapori che vengono esaltati dalla dissonanza con gli ingredienti/sapori più presenti nel mio bicchiere.
Pensiamo, ad esempio, al fatto che il Gin Tonic e’ una bevanda croccante, ed aiuta a sgrassare il palato dopo aver consumato cibi molto grassi, come le fritture o alcuni tipi di formaggi e salumi oppure il salmone affumicato, o ancora le mozzarelle fritte.
Rimane sempre valido come aperitivo, oppure eccezionale come fine pasto per pulire e rinfrescare la bocca dopo una cena importante e ricca di sapori.
E voi a che punto della serata introdurreste il vostro G&T?