Le variegate denominazioni lontano dai riflettori dei Grandi vini d’Europa
La Spagna è oggi il terzo produttore dopo Italia e Francia nel mondo del vino, con una superficie vitata ben superiore alle due dirimpettaie e una varietà di territori, denominazioni (circa 70 diverse) e vitigni peculiari/ autoctoni e dai caratteri ben diversi gli uni dagli altri.
Tra i grandi nomi già citati in precedenti Viaggi del Vino nel mondo, impossibile tralasciare la Rioja, denominazione di eccellenza e regione che ha raggiunto elevati standard qualitativi negli anni, con la produzione di grandi vini rossi a base Tempranillo, il portabandiera dei vini spagnoli, e in minima parte anche di uve Garnacha; seguita poi da denominazioni meno conosciute o comunque meno divulgate nel mondo come quella della Rias Baixas a nord ovest, composte da varietà come Albariño a bacca bianca e Verdejo sempre bacca bianca; per continuare con le denominazioni più conosciute e già citate in precedenza il Penedès famosa per la produzione di Cava (il metodo classico spagnolo) con la sua Ruta del Vi e del Cava, caratterizzata dai vitigni autoctoni come il Macabeo, la Parellada e lo Xarel-lo, oppure il Priorat, anch’essa zona molto nota, dove i produttori regalano grandi vini rossi.
Insomma, zone già nominate nei viaggi del vino, come anche la zona di Jerez de la Frontera, a sud, con le sue costruzioni dette anche “cattedrali” per la produzione del vino Sherry con l’utilizzo del metodo solera, e le sue varietà di stile infinite possibili da secco a semi-secco, semi-dolce e dolce.
Ma quello che voglio raccontarvi, più che le classiche e (permettetemi il termine) scontate zone del vino della penisola, con questo estratto vi raccontiamo cosa c’è ancora di non conosciuto e lontano dai riflettori: come la zona della Ribera del Duero, nella regione di Castilla y Leon, formalmente molto giovane come denominazione, con una tradizione vinicola che risale a epoche in realtà remote. I vini che ci regala questa zona sono rossi maturi, corposi e con le dolci note speziate acquisite con l’affinamento, che spesso avviene in botti di legno americano (tostature più morbide e dolci); oppure la regione de Il Toro a nord ovest in provincia di Valladolid vicino al Portogallo, che produce vini sempre rossi, ma tra i più potenti e strutturati di tutta la Spagna, che utilizza l’uva rossa chiamata appunto Toro, una sorta di adattamento a questo territorio del Tempranillo e al clima rigido della regione, tonalità intense e profonde, alta gradazione alcolica, e buona eleganza nel corpo;
la Jumilla, denominazione della Spagna del sud vicino a Murcia, piuttosto moderna come zona e che anche qui produce vini rossi maturi e molto succulenti da uve Monastrell, l’autoctono di questa zona; il Bierzo vicino al confine con il Portogallo, che deve la sua crescente fama all’uva Mencía, con cui vengono prodotti eccellenti vini rossi fruttati e aromatici che funzionano bene sia giovani e freschi che invecchiati e più strutturati; infine la Valdorras che occupa la zona più interna della Galizia, a nord ovest della penisola, con terreni pietrosi e clima continentale, perfetto connubio per la coltivazione dell’uva Godello la bacca bianca della zona che dona vini delicati, eleganti, floreali e croccanti.
Oltre che territorio variegato, come l’Italia e la Francia, la Spagna è il secondo paese vinicolo più antico d’Europa con oltre 10000 cantine, diverse situazioni pedoclimatiche, dal freddo continentale, al caldo mediterraneo, al fresco e umido oceano.
Vini inesplorati delle isole
Ci addentriamo nel cuore delle diverse isole che compongono due grandi arcipelaghi appartenenti alla penisola, le Isole Baleari nel Mediterraneo e le isole Canarie nell’Atlantico. Le prime isole, quelle nel mediterraneo, sono quattro le più grandi e popolari, Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera, spesso mete festose e danzerecce, anche perché facilmente raggiungibili dall’Europa con poche ore di volo e abbastanza vicine alla terraferma tra Valencia, Murcia e Barcellona.
In queste isole la coltivazione della vite è molto antica e risale al 120 a.C., anche qui gli antichi romani furono i primi ad introdurre la viticoltura, una vocazione continuata fino alla fine dell’800. Anche qui la fillossera danneggiò pesantemente i vigneti, ma le cantine locali nel tempo hanno saputo ricreare e far risorgere l’industria vinicola sia per i locali che per il turismo.
L’unica isola che produce vini a denominazione di origine (DO) è Maiorca, vigneti a terrazza e paesaggi mozzafiato a picco sul mare. La denominazione di Benissalem è la prima riconosciuta come DO negli anni ’90, tra i vitigni conosciuti ci sono sia bianchi che rossi come Xarel-lo, Premsal, Macabeo e Parellada oppure Tempranillo, Monastrell, Callet e Manto Negro.
Voliamo poi nella regione autonoma delle Isole Canarie, nel cuore dell’Atlantico, non lontani dal Marocco. Otto isole abitate (ed alcune disabitate), la cui più orientale di tutte è Lanzarote a soli 100km dall’Africa. Già i Romani sbarcarono a Fuerteventura ma chi realmente portò la viticoltura furono spagnoli e portoghesi, con le loro varietà autoctone e diversità nelle vinificazioni.
Nel mezzo dell’Oceano oltre che climi differenti rispetto al mediterraneo, abbiamo terreni molto diversi, qui principalmente di base vulcanica, un clima subtropicale tanto da far chiamare le isole “dell’eterna primavera”, la cui flora è caratterizzata da un elevatissimo livello di biodiversità ed altissima percentuale di specie vegetali autoctone. I vigneti ricoprono qui circa 9000 ettari, tutti molto antichi ed a piede franco poiché alla fillossera non piace il terreno vulcanico, con coltivazioni di vitigni esclusivi ed unici.
Partendo da El Hierro, con le elevate escursioni termiche, terrazzamenti mozzafiato, e circa 300 ettari di vigneti, la vite approdò qui nel 1600. La produzione è principalmente di vini bianchi da uve Vijariego Blanco, fresco ed erbaceo, oppure bacche rosse come il Negramoll, utilizzato anche nella produzione di Madeira.
Gran Canaria supera el Hierro in altitudine, e raggiunge gli 850 metri sul livello del mare, altezza significa sempre elevate escursioni termiche e quindi grandi acidità e croccantezza nei vini prodotti; qui il vino più noto è il “Tinto del Monte” (vino di montagna) prodotto con la varietà Listán Negro.
Lanzarote l’isola dei vulcani per eccellenza, necessita un po’ di attenzione, poiché nel 1730 si verificò un’eruzione vulcanica durata sei anni che ricoprì l’intera isola con uno strato di lapilli e cenere nera. La zona della DO, che copre l’intera isola, comprende circa 2.300 ettari di vigneti in cinque comuni principali. Qui il clima è estremamente secco e le viti sono piantate in cavità create artificialmente (hoyos) profonde fino a tre metri e circondate da muri di pietra semicircolari realizzati con blocchi di lava basaltica per proteggerle dagli alisei di nord-est e dall’essiccazione.
La specialità è rappresentata dai vini dolci fortificati e ad alta gradazione alcolica, i cui migliori vengono prodotti da viti che raggiungono i cento anni. Spesso qui si parla di vitigno Malvasia, l’aromatico per eccellenza oppure in generali vini che raccontano il territorio “fume” nel calice…da non perdere! La viticoltura dell’isola è un autentico esempio di sostenibilità e adattamento alla natura. I vigneti coltivati sulle sabbie vulcaniche compongono uno scenario sorprendente e affascinante. Il contrasto tra il nero della terra vulcanica di Lanzarote e il verde delle viti è uno scenario abbastanza unico, quasi da visitare almeno una volta nella vita anche per i non amanti del vino.
La sabbia vulcanica è un manto termico protettivo eccellente che preserva le sostanze nutritive e l’umidità della terra, necessarie per la produzione dell’uva. Inoltre, i muri in pietra vulcanica costruiti attorno alle viti le proteggono dai venti quasi costanti. I lavori nei vigneti sono sempre manuali, spesso le vendemmie avvengono a luglio, prima di ogni qualsiasi altro luogo in Europa.
Tenerife e Las Palmas sono infine rinomate: l’una la più grande delle Isole Canarie e famosa per i vigneti ripidi a picco sul mare che raggiungono picchi di 1400 metri e l’altra la “Isla Bonita” famosa per la produzione di bianchi freschi e croccanti ma anche vini dolci fortificati, con la specialità territoriale caratterizzata dal vino bianco “Vino de Tea” di Albillo, caratterizzato da bassa acidità e con un’elevata gradazione alcolica, che viene spesso tagliato con varietà più acide.
Varietà, altitudini, mare (mediterraneo e oceanico), natura spettacolare, ed elementi climatici e territoriali che non si trovano in molto altri luoghi, forse per quest’estate o il prossimo autunno, potrebbero essere mete vacanziere interessanti per scoprire vini ancora poco conosciuti, non pensate?
Vie del gusto per ogni genere culinario
Sempre con un “coperto” nello zaino, partiamo dalla meta estiva più gettonata, Le Baleari, terre di frutti squisiti, gusti unici, sapori intensi e piatti semplici: a Maiorca il riso fa da padrone, con carne, pesce e verdure di stagione, l’Arroz Brut un riso speziato con molti prodotti dell’orto, la cui costante è il brodo torbido che dà il nome al piatto, un mix di cannella, zafferano, pepe e paprika unito ai fegatini di pollo o coniglio tritati.
Oppure l’ Arroz Sec a base di carne, sobrasada, funghi e altri ingredienti stagionali: questo invece è diffuso spesso in tutte le isole. E a proposito di Sobrasada, diffusa ormai in tutte le isole ma originaria di Mallorca, è una carne macinata e mescolata con spezie, una sorta di ‘Nduja calabrese per capirci, lasciata a stagionare nei budelli, preparata durante la mattanza. Un mix di carne magra, grassa, sale, paprika dolce e piccante, consumata tradizionalmente durante tutto l’anno come prodotto povero (la carne fresca era riservata ai giorni di festa).
Lieviti e carni insaccate sono di casa da queste parti, per la facile conservazione dovuto al caldo afoso per gran parte dell’anno, come anche il Botifarrons, una salsiccia di maiale cruda solitamente preparata in occasione dei macella del maiale, la mattanza. È diffusa in tutti i Paesi di lingua catalana, in particolare Maiorca e Minorca, la cui caratteristica principale è la presenza di sangue all’interno dell’involtino di carne.
Infine, sempre della Baleari, il Frit Mallorqui un fritto di carne di agnello con fegato ed interiora, con cipolle, patate, pomodori, finocchi, e peperoni con aggiunta si spezie come cannella, chiodi di garofano pepe ed alloro. Piatti intesi e corposo nella tradizione delle Baleari, da abbinare tutti ad un calice di vino fresco e fruttato/profumato, sia rosso che bianco, per smorzare il lato speziato dei piatti.
Per assaporare un po’ di Canarie invece bisogna partire dall’antipasto con la Papas con Mojo Picón, uno degli antipasti più caratteristici delle isole Canarie. Si tratta di una porzione di patate di piccole dimensioni bollite (le Papas Arrugadas) accompagnate dalla famosa salsa Mojo Picón, a base di paprica, aglio, cumino, olio e aceto. Altrettanto famoso è il mojo verde, una salsa piccante preparata con coriandolo, aglio e cumino, innaffiato il tutto da un calice di Vijariego Blanco, imperdibile.
Il Cocido Canario, un bollito di carne con dei e verdure, un piatto della tradizione semplicemente perfetto con un calice di rosso locale, durante gli “inverni” isolani che qui sanno sempre di primavera. Il Queso Asado con Mojo, formaggio arrosto con tipica salsa piccante, molto semplice un antipasto che nato a La Palma: fette sottili di formaggio delle Canarie fresco o semi-stagionato quasi sempre affumicato cotte al forno con un filo d’olio, in aggiunta il Mojo Rojo o verde, le tipiche salse piccanti con aglio, cumino e, rispettivamente, paprica o coriandolo;
infine il Coniglio in Salmorejo, un piatto di carne molto saporito, in quanto il coniglio in pezzi si lascia per tutta una giornata a marinare nel salmorejo, una salsa fatta con olio, aglio, paprica, pepe, cumino, timo, sale e aceto che successivamente si frigge e si termina la cottura con la marinatura. Piatti e vitigni quasi inesistenti nel mondo, brezze, venti, mareggiate, profumi, ed effetti di termoregolazione tra i numerosi fattori che contribuiscono a disegnare questi territori speciali in grado di produrre e regalarci vini e pietanze uniche: dai vini e i piatti affumicati alle note fresche e iodate da abbinare a piatti della tradizione più corposi.
Un viaggio intorno alle isole, e alle denominazioni meno conosciute della penisola iberica, per ricordarci che ci sono milioni di angoli ancora non scoperti e che attendono una nostra visita per raccontarci il territorio attraverso il vino ed il loro cibo.
Buen viaje!
Barbara Costantino
Formatore Sommelier