Qualcuno ha detto tendenze del momento? Beh si, come in tutti i settori, anche il mondo del vino è influenzato da fattori esterni che condizionano – a volte superficialmente, altre in maniera più marcata – ciò che troviamo poi nel bicchiere.
Facciamo un esempio? Oggigiorno siamo tutti più attenti alla salute e al “vivere meglio” in generale, che si traduce in un’attenzione che prestiamo in un numero di cose, dalla frutta a Km zero al fumo, dallo sport alla dieta equilibrata, dal riciclo della plastica all’auto elettrica. E quando entriamo nel settore cibo (e bevande, per estensione) cerchiamo una conferma che quel prodotto sia effettivamente sano, più sano di altri, migliore, più sicuro, più buono (?) … E quando pensiamo a prodotti di questo genere, le prime tre letterine magiche che ci vengono in mente sono B – I – O.
Da quando in casa girano un paio di pargoli, il consumo di prodotti Bio è aumentato, insieme all’aumento del consumo di vino, come chiunque abbia cuccioli di umani scorrazzanti per casa – e chi lo nega mente sapendo di mentire! “Perché stiamo comprando sempre più prodotti Bio ultimamente?” – ho chiesto alla Responsabile Approvvigionamenti Derrate Alimentari di casa, “Perché per i bimbi sono più sicuri, più sani” è stata la risposta. Ben conscio della mia bassa posizione nella catena alimentare casalinga, ho preso il dato come un assioma.
La mia reazione è ben diversa quando si parla di vino, o peggio, mi si chiede di esprimere liberamente il mio pensiero ma, per nostra fortuna, questo articolo sarà leggibile solo in fascia protetta, per cui alcuni limiti saranno necessari.
Premessa doverosa: l’agricoltura Biologica e, per estensione la viticoltura, ha lo scopo di consegnarci – in estrema sintesi – prodotti di qualità, rispettosi dell’ambiente e sicuri per la nostra salute. Su questo, direi, possiamo essere tutti d’accordo e quindi procedere oltre.
Ma, due punti. Siamo davvero sicuri che un prodotto riportante il logo europeo “prodotto da agricoltura biologica” (la fogliolina su fondo verde, per intenderci) sia migliore – o più sano – di uno non certificato? Che poi, che vuol dire “migliore”? Per non parlare poi del significato di “più sano”… Se è vero, infatti, che la normativa vieti determinate sostanze o ne limiti altre, è altrettanto vero che resta una relativa libertà in tutto ciò che non è espressamente vietato. Si, ma quindi che vuol dire tutto ciò? Vuol dire che anche tra i prodotti bio, ci sarà sempre chi ha ottenuto la sufficienza politica all’esame e qualche secchione che si è meritato a pieni voti il logo con la fogliolina!
Tutti gli eserciti contano dei valorosi capitani che affrontano le sfide a testa alta, mettendoci coraggio e impegno in prima, ai quali si accodano una serie di soldati che seguono nelle retrovie senza neppure interessarsi a ciò che succede lì davanti; questi ultimi avranno gli stessi riconoscimenti dei primi, senza averlo davvero meritato, forse.
Beh, ma se un vino è certificato Bio, il produttore ha sicuramente in mente il nostro benessere come scopo finale. Spoiler: se è uno di quei famosi soldati delle retrovie, beh allora no, il suo unico scopo sarà quello di vendere più facilmente – e ad un prezzo più elevato – il suo vino. Il logo Bio è, oggi, una delle discriminanti più importanti nella scelta di un vino da parte del consumatore, va da sé quindi che possa rappresentare una strategia di marketing ben precisa (hey, non sempre eh! O magari nella minoranza delle volte, però…). Ottenere la certificazione – e di conseguenza il logo ormai ben conosciuto da poter esporre in etichetta – è un grande investimento in termini di tempo, energie e soldi. Un rapido ragionamento ci porterà a intuire quindi il perché un vino Bio può? – potrebbe? – dovrebbe? – deve (??) costare di più. Lo stesso ragionamento non ci aiuta però a capire “quanto” un vino sia realmente Bio, né tantomeno perché lo sia.
Giusto per mettere un po’ di pepe sul ragionamento di cui sopra: esistono molti – ma davvero molti – più produttori di quanti si credano che, tecnicamente, sono biologici, ma non riportano il logo in etichetta. Perché? Perché in questi casi il produttore ha fatto della produzione biologica una filosofia produttiva perché crede nei benefici che questa possa apportare al grande ciclo della vita. Ma non ha interesse a spendere soldi (tanti) “solo” per dirci che lo fa e, magari, vendere di più.
Che dite, continuiamo a comprare vini biologici senza chiederci cosa davvero significhi?
Roberto Lo Russo
Formazione Sommelier Degustibuss Milano