La maggior parte delle invenzioni che ancora ai nostri giorni sono di uso comune provengono dall’Antico Egitto, ma è merito degli antichi Romani, dominatori del mondo, a cui dobbiamo l’eredità di piacevoli usanze come l’aperitivo.
Ippocrate, il primo bartender della storia?
L’usanza dell’aperitivo era già molto diffusa oltre 2000 anni fa in gran parte dell’Impero Romano. Allora i ceti sociali benestanti usavano consumare bevande alcoliche e cicchetti per anticipare la cena. Una testimonianza di questa tradizione risale al V sec. a.C., la tradizione greca vuole che Ippocrate prescrivesse ai propri pazienti affetti da inappetenza il così detto Vinum Hippocraticum, ossia un vino bianco dolce di sua creazione, in cui erano stati lasciati a macerare fiori di Dittamo miscelati assieme a Ruta e Assenzio.
I Romani, che spesso presero larghe ispirazioni dal mondo Greco, decisero di migliorarne il gusto, considerato decisamente troppo amaro, grazie all’aggiunta di salvia e rosmarino ottenendo così una bevanda a cui venne dato il nome di Vinum Absinthiatum (ossia vino con assenzio). Infine dal periodo medievale in poi fu sancito definitivamente dalla farmacologia erboristica che l’amarezza delle sostanze è ciò che stimola maggiormente l’appetito, confermando la funzione della bevanda originale.
La diffusione delle spezie e degli aromi
Fu però con le scoperte geografiche e con l’aumento degli scambi con l’Estremo Oriente che si ebbe il maggior sviluppo di questo Vino- aperitivo. Gli scambi interculturali che ebbero luogo tra culture così diverse e distanti fecero conoscere al vecchio continente una serie di nuove spezie e aromi, perfetti per sviluppare il gusto di queste bevande: dai chiodi di garofano alla noce moscata, alla cannella, al rabarbaro ecc.
Gli anni d’oro dell’aperitivo torinese
Infine L’aperitivo come lo conosciamo oggi, inteso più come abitudine alimentare che come cura, fu diffuso nella Torino del 1796 quando il signor Antonio Benedetto Carpano decise di commerciare nella propria bottega di vini e liquori, un vino aromatizzato con china in una comoda bottiglia da 1 litro. Questo nuovo prodotto preso poi il nome di vermouth, dal tedesco wermut, ossia assenzio.
Diversi decenni dopo venne donata una cassa di vermouth al Re Vittorio Emanuele II il quale espresse particolare apprezzamento per quella “punt e mes” (ossia “punto e mezzo” in torinese) di amarezza che contraddistingueva il vermouth dai prodotti simili. Da quel momento il Vermouth con China Carpano (successivamente commercializzato con il nome di Punt e Mes) diventò l’aperitivo ufficiale della corte del Re.
Questo aperitivo fu talmente apprezzato dalla corte regale che venne concessa l’autorizzazione di commerciarlo attraverso l’utilizzo della formula “Bianco Gancia, Vermouth dell’aristocrazia e della Regalità” e successivamente, attraverso le gesta di Giuseppe Garibaldi (da cui prende nome l’aperitivo “Garibaldi” di Gancia) questa bevanda divenne veicolo di propaganda dell’omonima azienda piemontese.
L’aperitivo Carpano venne in poco tempo apprezzato da tutti, persino da personaggi del calibro di Cavour, Verdi e Giacosa. Il Successo fu tale che tra il 1840 e il 1844 la Bottega Carpano fu costretta all’apertura 24 ore su 24 per soddisfare l’enorme richiesta.
Nascita dell'aperitivo a Milano
Parallelamente il signor Ramazzotti, a Milano nel 1815, fu il primo a produrre un aperitivo a base non vinosa ottenuto grazia all’infusione di oltre 33 erbe e radici nell’alcol: dal rabarbaro cinese all’arancia amara di Curaçao assieme all’arancia dolce di Sicilia, genziana della Val d’Aosta e china Sudamericana. Decisamente un insieme di ingredienti provenienti da ogni parte del mondo e specialmente naturali e sani.
Chi se lo ricorda? “Un Ramazzotti che fa che fa che fa? Fa sempre bene!”
La storia del Martini e del Campari
Un ulteriore tipo di aperitivo fu sviluppato a Pessione in provincia di Torino dove il produttore di vini Martini e il commendator Rossi, in società, crearono una miscela di Moscato di Cancelli dentro cui erano stati messi a macerare una serie di ingredienti tra cui china, cado, origano, melissa, cannella, violette e atresia. Questo nuovo aperitivo, ossia il Martini Bianco, era di particolare gradimento specialmente al pubblico femminile in quanto particolarmente dolce mentre per soddisfare i gusti dei più rudi palati maschili, i due decisero di sostituire il moscato con un vino decisamente più secco, creando così l’aperitivo che oggi conosciamo con il nome di Martini dry.
Cavalcando l’ondata di successo dell’aperitivo, il Signor Gaspare Campari nel 1862 mise sul mercato la propria proposta: un aperitivo amaro che, per distinguerlo dal concorrente principale (il vermouth) venne chiamato con un nome anch’esso di origine inglese. Così nacque il bitter.
Durante quel periodo però l’aperitivo era comunque distante da ciò che oggi abbiamo in mente: non così ricco e variegato come siamo abituati oggi e legato in particolar modo al frequentare i “caffè”, luoghi di cultura dove le persone si ritrovavano per scambiarsi idee accompagnando i propri discorsi con bevande alcoliche e qualche stuzzichino.
L'aperitivo moderno
È nel corso del 1900 a Milano dove l’aperitivo si trasforma nel fenomeno sociale che conosciamo: periodo in cui avviene la trasformazione dal classico bicchiere di vino al più moderno cocktail, sempre accompagnato da qualcosa da mangiare. Durante gli anni ‘80, sotto ispirazione della formula statunitense dell’happy hour, l’aperitivo diventa una volta per tutte l’abitudine mondana per eccellenza.
Al giorno d’oggi esistono una moltitudine quasi infinita di variazioni dell’aperitivo, dalle più semplici alle più sofisticate, ma ad ogni modo rimane “il momento a cui tutti pensano quando escono dall’ufficio”.
Milo Occhipinti, classe 1986, opera nel settore di ospitalità e ristorazione da tredici anni, iniziando a Verona, poi gestendo la più antica torrefazione artigianale di Venezia ed entrando in A.I.B.E.S.
Successivamente si sposta a Londra dove gestisce progetti importanti come Nt’s, curandone start-up e raggiungimento obiettivi di vendita giá nei primi mesi. Torna in Italia a Milano, dove lavora per grandi nomi come MaG / 1930 e partecipa a competizioni di miscelazione come Nikka Omakase e Disaronno Mixing Star.
Attualmente, oltre a ricoprire ruoli di management per bar e locali, è Relatore per i corsi Barman di Degustibuss International.