“Il Lambrusco, il vino più diffuso al mondo. Orgoglio di un territorio, di una cultura, di un paese.”
Nasce cosi nel 2021 il Consorzio tutela Lambrusco, fusione di tre consorzi: Lambrusco di Modena, Tutela e promozione dei vini Reggiani DOP e consorzio Tutela dei vini Reno, con lo scopo di promuovere e tutelare l’informazione ai consumatori. La produzione Lambrusco DOC, ad oggi quattro denominazioni in totale: Sorbara, Grasparossa di Castelvetro, Salamino di Santa Croce ed il Mantovano, ottiene il riconoscimento della DOC nel 1970, con le produzioni dell’ eccellenze sopracitate.
Le aziende consorziate ai “Marchi Storici” hanno scelto di utilizzare il simbolo di tradizione per trasmettere un messaggio di autenticità del Lambrusco DOC nella presentazione delle confezioni destinate al consumo.
Cenni di storia
Il Lambrusco è da sempre considerato il vino rosso frizzante italiano per eccellenza. Quella del Lambrusco è la famiglia di vitigni più diffusa nella campagna emiliana, dalle cui uve fragranti si ottiene un vino profondamente piacevole e versatile; il Lambrusco è da considerarsi uno dei vini più antichi: l’etimologia della parola deriva dal latino labrum: orlo, margine e ruscum: pianta spontanea.
I Romani adottavano il termine labrusca per indicare il crescere spontaneo di questa vite nei perimetri dei campi: i primi vini erano prodotti con uve selvatiche che crescevano spontaneamente, quelle che oggi definiamo viti “non addomesticate”; Virgilio, citava la vitis labrusca nella sua quinta bucolica, o anche Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia, accenna alla vitis vinifera le cui foglie, come quelle della vite labrusca, diventano di colore sanguigno prima di cadere”; Mentre tutti gli altri vini derivano dalle “vitis vinifera” che ha la sua origine negli altipiani mesopotamici e nel Caucaso, il lambrusco sembra discenda dalla “vitis silvestris” una vite selvatica presente in Italia sin dall’antichità e considerata poco adatta alla vinificazione proprio per la sua asprezza ( i Romani lo chiamavano “vitis labrusca” ).
Vinificazione del Lambrusco
Il lambrusco un tempo seguiva i cicli stagionali in cui l’escursione termica invernale bloccava la fermentazione, che poi riprendeva in primavera: tradizione centenaria di questo territorio, dove l’andamento climatico dettava i tempi della rifermentazione in bottiglia, con l’utilizzo di lieviti indigeni, meno reattivi di quelli selezionati, così le temperature invernali riuscivano a bloccare la fermentazione, mantenendo un residuo zuccherino nel vino.
Dopo l’imbottigliamento nel mese di marzo, il tepore primaverile risvegliava i lieviti dormienti, innescando la rifermentazione che regalava l’identitaria effervescenza al Lambrusco. Processo che oggi viene favorito con le più moderne tecniche di vinificazione. Un vino di grande complessità aromatica, frutti di bosco, sorso fresco e asciutto con un finale sapido e profondo.
Con l’avvento delle Cantine sociali, i primi del Novecento segnano per il Lambrusco il cambio di tendenza, La prima ad essere fondata fu quella di Carpi nel 1908, tra le prime in Europa; nel 1934 il Lambrusco viene infatti apprezzato in Francia, Svizzera e Germania tale da essere qualificato come “il migliore, il più importante e rinomato spumante rosso italiano”, mentre gli americani lo soprannominarono “the red champagne”, frizzante, dal gusto acidulo, sapido e leggero.
Il successo del vino della tradizione
Il Lambrusco come spesso si pensa, non è destinato solo alle tavole italiane tradizionali, ovvero pur mantenendo la sua tradizione, grazie all’opera dei produttori di oggi, sta cambiando il suo destino in maniera interessante. Il Lambrusco oggi ci stupisce con una nuova accezione con risultati di eccellenza come la “Champagne & Sparkling Wine World Championships” vinta da Cantina Zucchi nel 2020, che grazie alle innovazioni proposte dopo il 2010 dalla figlia Silvia (enologa), quest’azienda agricola esce con una linea interessante che ha come obiettivo standard qualitativi importanti.
Quattro sono i Lambrusco di Sorbara vinificati in purezza, 100% Lambrusco di Sorbara (della linea Silvia Zucchi In Purezza). Due spumanti Metodo Charmat, un Rifermentato non degorgiato e un Metodo Classico Dosaggio Zero. “Tutto nasce dall’idea di dare identità e visibilità al territorio del Sorbara” scrive Silvia Zucchi. Il Metodo Classico dosaggio zero, affina 36 mesi sui lieviti e vuole esprimere territorialità: rustico, come solo lui sa essere, ruspante, che mantiene un frutto importante, fresco e sapido.
Oggi il Lambrusco rappresenta Territorialità, Innovazione e Coraggio
Proprio con il coraggio si affrontano le sfide, come la Società Agricola VentiVenti, una realtà “nuova e differente” che unisce tradizione e innovazione. L’anno 2020 per loro coincide con l’ultimazione della struttura e della piena operatività: “ottenere un prodotto di qualità attraverso il massimo rispetto delle piante e del territorio”. Sostenibilità, agricoltura biologica, tecnologia e rispetto della natura; abbracciano fin dal primo giorno il Metodo Classico per raggiungere complessità aromatica, eleganza e raffinatezza.
Una linea di spumanti metodo classico tra cui ricordiamo il Sorbara Rose, 100% uve Lambrusco di sorbara, ricco, con aromi tipicamente varietali come i frutti rossi, e grazie ad un prolungato affinamento sui lieviti note più complesse di nocciola e frutta secca, o ancora il Lambrusco salamino, prodotto con la varietà di uve Santa Croce, bacca rossa, frutti di bosco, fresco, sapido e la tipica spalla acida che rilascia la croccantezza e la freschezza giusta. Grazie a queste caratteristiche, il Lambrusco, si presenta come un prodotto del terzo millennio, in cui nonostante la globalizzazione nel settore dei prodotti alimentari non potrà mai prescindere dal legame con il territorio.
Ha conquistato in passato palati internazionali, e ad oggi grazie all’innovazione sta conquistando i palati locali, che un tempo lo etichettavano come un vino commerciale e a basso costo, oggi si può dire grazie alla sua versatilità un vino che sta riconquistando il merito che gli spetta.