Il Vino rosato rappresenta oggi un fil rouge che lega industria del vino e sviluppo, non solo è amato dai giovani, ma si presta molto bene a sperimentazioni sia sul packaging che sulle nuove occasioni di consumo.
Il vino rosato diventa trendy
È indubbio che l’industria del vino stia subendo un profondo cambiamento in termini di come questo venga percepito dal consumatore, di come le occasioni di consumo stiano cambiando e di quanto sia mutata la percezione di qualità.
La leva più importante la stanno giocando i giovani: millennials, ma soprattutto i Gen Z (quelli che hanno dai 18 ai 25 anni) che stanno muovendo la percezione e – ovviamente – i soldi veri del business.
Tra i driver sotto la lente d’ingrandimento degli istituti di ricerche di mercato si sono evidenziati tre trend che le nuove leve amano:
- Il momento in cui ci godiamo un calice di vino è cambiato: non è più considerato in Italia un mero alimento per accompagnare i pasti, ma diventa un vero e proprio elemento dell’intrattenimento. Pomeriggi al mare, serate nei locali, aperitivi, feste. Il vino diventa sempre più elemento di socializzazione.
- Il packaging: non solo etichette più accattivanti, ma formati e materiali diversi. Al via il consumo dei vini in Lattina, ecco il boom dei formati da 3 e 6 litri, vedere Bag in Box non è più uno scandalo, sempre più sono le etichette colorate, con codici QR e con informazioni interessanti sul brand.
- La qualità percepita segue sempre di più logiche che si legano al Brand, allo stile e al vitigno e si allontanano dal fascino un po’ polveroso della Denominazione di Origine. Oggi solo i Consorzi che applicano massicci investimenti in equity del Brand riescono a sopravvivere all’ondata del “fa figo bere questo brand, è buono bere quel vitigno”.
Se ci fate caso questi tre driver hanno come fil rouge un concetto nuovo che sdogana il vino per renderlo più prossimo, più ingegneristico, più sostenibile e eco-friendly, ma soprattutto molto “instagrammabile”.
Lo vedete anche voi o lo sto notando solo io? Qual è quel segmento di vini che rispetta, enfatizza e soddisfa tutti e tre i driver sopra elencati? Esatto: il vino rosato.
L’Istituto Nielsen parla chiaro: +30% di consumi a volume in meno di tre anni a livello mondiale.
Figo, ma come ci sono riusciti? Ve lo spiego io.

Il Vino Rosato e le nuove occasioni di consumo
In Provenza, regione Re della categoria, Château Minuty imbottiglia quasi il 30 percento dei vini in formati sovradimensionati, tra cui 3 e 6 litri, che sono distribuiti anche presso la prestigiosissima catena di Luxury beach Club, Nikki Beach, con sedi nelle spiagge più belle tra cui Saint Tropez, Miami e la Versilia. Lo stesso fa AIX, a cui accompagna la produzione con una massiccia campagna social su Instagram (notoriamente più seguito dal pubblico in target di millennial e Gen Z) dove post evocativi e emozionali invitano ad un lusso rilassato in barca o in spiaggia con gli amici, insieme al “piccolo compagno” da 6 litri.
Certo, il 2020 non sarà un boom di feste e festeggiamenti in spiaggia, ma ci sono altre alternative per mantenere il turnover ai livelli degli scorsi anni.
“La nostra strategia”, spiega il Direttore di Chateau Minuty “è portare l’essenza di Saint-Tropez ai loro consumatori attraverso diverse opportunità di partnership e-commerce, Instagram e altri canali di social media, oltre che attivazioni in beach club”.
Il vino e più nello specifico il vino rosato non è più un alimento, ma un elemento del lifestyle, un prodotto versatile da consumare non necessariamente durante un pasto, ma in un pomeriggio di sole, la sera, o magari nemmeno da consumare ma solo fotografare e postare su un social, in fondo “se non lo pubblichi non lo hai mai fatto”.
Il Vino rosato e i packaging ingegneristici
I rosati sono amati dai giovani, quindi da un pubblico dalla mente più elastica e più aperta al cambiamento ma soprattutto più attenta all’impatto ambientale e alla sostenibilità. Ecco che i rosati si prestano in maniera naturale a sperimentare nuovi packaging e etichette interattive.
Vini in lattina
Il pregio del materiale (alluminio) è che non impartisce sapori al vino e rappresenta una validissima alternativa per chi è da solo: il quantitativo di 33cl e il packaging eco-friendly lo rende comodo all’aperto e adatto per essere consumato durante un pic-nic, per esempio.
14 mani Washington State Rosé è un blend base Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon, note di frutta rossa matura e floreale al naso con un’acidità elevata. Joe to Go Oregon Rosé ha un colore tenue e sapore pulito e brillante di lime e crostata alla fragola. Non mancano le versioni spumante di vino rosato: Bonny Doon La Bulle-Moose de Cigare 2017 Fizzy Pink è un blend di Grenache, Grenache Blanc, Mourvèdre e Roussanne.
Rosé bag-in-box
I rosé bag-in-box si adattano meglio ai consumi domestici, e i primi mesi del 2020 hanno visto un’impennata dei consumi per questa categoria di packaging. Studi recenti hanno migliorato la qualità delle sacche contenenti vino e della chiusura, permettendo oggi di vendere anche vini di buona qualità. Rosé come “From the Tank” Vin de Pays du Pont du Gard, o Hérisson di Domaine Rochebin, hanno scoperto questo pack e hanno deciso di non tornare indietro, registrando vendite molto interessanti anche negli USA. Il rosé bag-in-box “VRAC” IGP Mediterranée, ha avuto talmente tanto successo in America che gli importatori stanno lanciando due versioni: uno da 3 litri e un mini formato da 250 millilitri monouso.
La nuova parola d’ordine tra gli importatori americani è “flexitanks“. Realizzati in polietilene, con alcol vinilico etilenico (EVOH) utilizzato come barriera, queste enormi camere a tenuta d’aria per il trasporto del vino si adattano perfettamente ai container refrigerati e permettono ai produttori di imbottigliare il rosé negli Stati Uniti, il che gli permette di evitare di pagare il 25% di tasse sulle importazioni. Ma non solo: trasportare il vino sfuso significa ridurre moltissimo l’impatto ambientale e le emissioni di carbonio, e ciò rende felici i giovani consumatori.
Florida Caribbean Distillers è stato tra i primi e ora importa camion di vino sfuso dalla Francia e imbottiglia “Le Roséy” nel suo impianto di imbottigliamento a Auburndale, in Florida. Anche il prestigioso Château D’Esclans utilizza il flexitank refrigerato e ritiene che sia ideale per rosati come The Palm di Whispering Angel che viene imbottigliato sulle coste statunitensi per la prima volta quest’anno.
Tira più un goccio di vino rosato che una Denominazione
I rosè, i vini rosati sono apprezzati dai giovani perché tendenzialmente profumati, e possono spaziare dallo stile secco e rinfrescante, come quello Provenzale, agli stili semi-dolci con poco alcol, come il White Zinfandel Californiano o il Mateus Portoghese. Vini (quest’ultimi) considerati Open-gate, ovvero sono vini che rappresentano per una larga fetta di consumatori internazionali il primo vino ad essere assaggiato quando ci si avvicina al mondo degli alcolici.
I vini rosé possono variare molto per metodo di produzione:
- direct press,
- macerazione,
- stile protettivo,
- stile ossidativo,
- stile secco
- semi-dolce
Ogni vino rosato ha il suo pubblico.
Il vino rosato permette – quindi – di soddisfare molti palati, dal più raffinato ed esperto al meno interessato.
Gli stili sono tanti e puntano sulla categoria, sul brand, sul packaging, e molto poco sulla Denominazione, fatta eccezione della Provenza che ha lavorato molto bene attraverso campagne di comunicazione e investimenti trasversali per la promozione del territorio e della categoria del rosato, fino a farlo diventare simbolo del lifestyle e dello stile elegante di rosato nel mondo.
Agli stili freschi ed estivi che enfatizzano sentori floreali, con un corpo esile ed elegante, si affiancano quelli più ossidativi e con note speziate date da un passaggio in legno, che possono essere adatti a tutte le stagioni: Clos Cibonne in Provenza, López de Heredia in Rioja, Valentini in Abruzzo e molti altri. A Walla Walla, Washington, L’azienda Smak Wines ha coniato lo slogan “Rosé tutto l’anno“, e propone un vino rosato a base di Syrah fermentato e invecchiato in botte.
Se c’è un segmento che amo per versatilità e sguardo aperto e ben proiettato sul futuro è proprio quello dei rosati. Ove non esistono limitazioni dettate dai Disciplinari, ritengo che mettere il naso fuori dalla propria cantina e seguire attentamente cosa accade fuori sia la chiave giusta per capire il mercato e proporre prodotti sostenibili, innovativi e accattivanti, oltre che assai buoni.

Classe 1982, vive a Milano da oltre dieci anni, ma il suo cuore continua a parlare Toscano.
È una Wine Educator e consultant, studente del Master of Wine, in possesso del Diploma WSET, con una lunga esperienza su vini italiani e stranieri, oltre che distillati.
Svolge abitualmente attività di formazione a consumatori o aziende in campo Wine & Spirits, oltre che attività di Team Building dove l’obiettivo sia quello di socializzare e aprirsi ai colleghi. È un’esperta nella gestione di eventi di degustazione dove l’interazione con il pubblico è elemento essenziale.
Attualmente, oltre a rappresentare alcune aziende vinicole come Ambassador e Presenter, è Head of Education per l’Accademia Degustibuss International.