Come si è sentita una Wine Educator appassionata della regione dello Champagne quando ha messo piede alla fiera di Modena, durante il Modena Champagne Experience: la manifestazione più grande dedicata esclusivamente allo Champagne?
Welcome to Wonderland
Quando ho ricevuto l’invito a partecipare al Modena Champagne Experience mi sono sentita un po’ come Alice nel Paese delle Meraviglie: oltre 125 maison per più di 400 referenze in degustazione, la presenza dei produttori, gli eventi correlati, le master class di prestigio, insomma una gioia fuori categoria.
Questa terza edizione si è svolta al Modena Fiere su una superficie di oltre 5.000 metri quadri, gli stand erano suddivisi per regione di appartenenza e per “classicità”, era presente infatti un’area espositiva dedicata alle Maison Classiche, i nomi più altisonanti dello scenario. Un’organizzazione perfetta, una macchina che sembrava molto ben rodata, nonostante si trattasse comunque di una manifestazione ancora abbastanza giovane. Il ticket d’ingresso, dal costo piuttosto elevato, ha permesso una buona selezione del pubblico: addetti ai lavori, sommelier, consulenti, Ambasciatori dello Champagne e stampa erano presenti in un’atmosfera seria (ma non seriosa) e cordiale.
Devo ammettere che raramente mi era capitato di assistere ad una fiera dallo standard qualitativo generale così elevato: ogni produttore ha saputo raccontare la sua storia con dovizia di dettagli, anche tecnici, e ha proposto bollicine davvero ben fatte.
Degustibuss @ Modena Champagne Experience
La regione in evoluzione
Sono due i trend che emergono dalle interviste con i produttori. Il primo, è che nella regione dello Champagne si è sempre più attenti al rispetto dell’ambiente. Nonostante la regione abbia un clima fresco, umido e poco soleggiato, moltissimi sono i produttori che adottano un protocollo di sostenibilità e tanti si stanno convertendo al Biologico o Biodinamico. L’altro è quello di dosare sempre meno i prodotti. Sempre più Extra Brut e Pas Dosè in degustazione, pochissimi i grammaggi degli zuccheri tra i 9 e i 12 g/l (Brut). Due cose che mi fanno brillare gli occhi dall’emozione: chi mi conosce sa quanto io sia attenta al rispetto della vite e della vigna, e quanto odi i prodotti eccessivamente edulcorati.
Champagne on the catwalk
Dopo questa precisazione che coinvolge la quasi totalità dei produttori della regione veniamo al dettaglio. Ho degustato moltissime Maison e ho deciso di stilare una personalissima classifica, la mia Top 5. Lo so, vi vedo lì a sorridere perché sapete che quando si parla di Champagne divento emotiva e non capisco più nulla, ma sono pur sempre una professionista: mi sono impegnata e ho seguito un criterio il più possibile oggettivo.
La classifica segue due parametri: quello della qualità oggettiva del prodotto, e quello della filosofia della Maison, dando un punteggio più alto a quelle che si sono distinte per rispetto della natura e rappresentazione dell’essenza del terroir.
Modena Champagne Experience
la nostra Top Five
Nr.5 – Bauget-Jouette
I vigneti sono situati principalmente in Valle de La Marne e Cote de Sezanne. La gamma prevede il classico cuvée brut (Carte Blanche), per poi salire con un Blanc de Blancs e i millesimati. Elevata la presenza di Meunier in quasi tutti i prodotti, che dona un carattere morbido e delicato alla Maison. La punta di diamante in degustazione era il Cuvée Jouette 2013 brut, prodotto da vigne vecchie di Chardonnay e Pinot Noir, 48 mesi di autolisi. Un’acidità ben tagliente, segno di ottimo potenziale di invecchiamento.
Nr.4 – Fleury
Si festeggiano i 30 anni di biodinamica alla Maison Fleury, pionieristica (stiamo parlando del 1989) della cultura di Steiner in Champagne. Situato nella parte più a sud della regione, siamo in Cot e des Bar, Fleury è un recoltant che produce con i suoi 15 ettari, bollicine davvero interessanti. Uno stile pulito, essenziale, veramente ben fatto.
Nr.3 – Salmon
Bella scoperta. Siamo tra Reims e Epernay, a Chamuzy, in una zona piuttosto fredda. Ecco che qui il Meunier diventa protagonista indiscusso della Maison: uno stile delicato e fruttato, ma con una struttura propria della parte più a nord della Regione. Salmon produce una gamma di Meunier, dal più semplice, ai millesimati e mono vigneto. Questo vitigno si adatta meglio alla qualità dell’argilla gessosa dei terreni e all’esposizione al sole della tenuta che si estende per circa 10 ettari.
Ho assaggiato il Le Grand Père: 100% Meunier, Pas Dosé, Vintage 2013, prodotto da una singola parcella, un piccolo appezzamento molto antico. Incredibile la trama fitta, la concentrazione di frutti rossi e note citriche. Bellissimo il finale.
Nr.2 – Henri Giraud
Situato ad Ay, Henri Giraud si differenzia dagli altri per molti motivi: tracciabilità e sostenibilità dalla vigna alla bottiglia, vigneti nei più prestigiorsi Grand Cru della Regione, interventi quasi inesistenti in vigna, utilizzo di Botti originarie della foresta di Argonne, personalmente selezionate dallo Chef de Cave, dosaggi bassi.
Fut de Chene MV14. Realizzato con Pinot Nero al 75% e Chardonnay al 25%, è uno champagne che subisce un affinamento dei vini base in solera, combinando così diverse annate. L’annata 2014 è la maggioranza e affina in botte di rovere della vicina foresta di Argonne per 12 mesi. 6 anni di autolisi, 8g/l il dosaggio. Un vino potente, complessissimo, note tostate e frutto vibrante e freschissimo. Finale quasi infinito. Chapeau.
Nr.1 – A. Bergère
I vigneti sono impiantati soprattutto a Fèrebrianges, Etoges, Congy, ma anche Mesnil sur Oger, Oger, Avize, Chouilly e Cramant e sono coltivati per il 50% a uve Chardonnay, per il 30% a Pinot Meunier e per il 20% a Pinot nero. La gamma proposta da Bergère è molto ricca e varia, oltre alla cuvée 38-40 (Chardonnay in purezza prodotto solo in annate eccezionali a partire da una selezione di vecchie vigne di oltre trent’anni del terroir di Avize) propone un Sélection Brut, un Blanc de Blancs, un Rosé Brut, un Brut Nature e un Grand Cru Blanc de Blancs. Ci sono anche due cuvèe ottenute da singole parcelle: Les Clos 100% Pinot Meunier e Vignes de Nuit 100% Chardonnay. Ma non solo, la punta di diamante, a mio avviso è stata la Cuvèe Prestige Brut Millésime, di cui ho avuto l’onore di assaggiare alcune annate in una mini verticale: 2009, 2006, 2005 e – infine – 2003. Epico, più si evolve e più le singole componenti si armonizzano verso un prodotto ricco, vellutato, complesso. La Maison produce anche un Coteau Champenois 100% Pinot Noir di cui ho parlato in questo video.

Classe 1982, vive a Milano da oltre dieci anni, ma il suo cuore continua a parlare Toscano.
È una Wine Educator e consultant, studente del Master of Wine, in possesso del Diploma WSET, con una lunga esperienza su vini italiani e stranieri, oltre che distillati.
Svolge abitualmente attività di formazione a consumatori o aziende in campo Wine & Spirits, oltre che attività di Team Building dove l’obiettivo sia quello di socializzare e aprirsi ai colleghi. È un’esperta nella gestione di eventi di degustazione dove l’interazione con il pubblico è elemento essenziale.
Attualmente, oltre a rappresentare alcune aziende vinicole come Ambassador e Presenter, è Head of Education per l’Accademia Degustibuss International.